La riconciliazione fallita. "Mi batto per una festa di tutti, la sinistra non vuole saperne"

Marco Cellai (ex Msi e An):la festa di Liberazione ancora usata come una bandiera di parte. "Negli anni di piombo portavamo corone di alloro a tutti i caduti, purtroppo non è servito"

Marco Cellai (foto New Press Photo)

Marco Cellai (foto New Press Photo)

Firenze, 23 aprile 2023 - "In Italia di pacificazione nazionale non c’è traccia. Tutta fatica inutile, la mia".

La delude ascoltare di nuovo le solite polemiche? Alla fine si ripetono sempre uguali...

"Certo che sono deluso. Nel mio piccolo, ci ho provato per interi decenni a dire che il 25 aprile dovrebbe essere la festa di tutti. Niente da fare, la sinistra non ne vuole sapere".

Forse perché la destra per tanto tempo da quella festa si è tenuta orgogliosamente lontana?

"Non penso che sia questo il punto. La verità è che fin dall’inizio la sinistra si è impadronita di questa data e ne ha fatto una bandiera di parte".

Marco Cellai, fiorentino, alla soglia degli 80 anni (li compirà il prossimo anno) sembra non credere più all’orizzonte della riconciliazione nazionale. Politico dal cursus honorum invidiabile (prima consigliere comunale, poi parlamentare italiano ed europeo per chiudere la carriera nel consiglio regionale toscano), si è sempre mosso nel perimetro della destra storica: prima nel Msi, poi in An.

In effetti lei ci ha provato, a condividere quella data.

"Ero segretario provinciale del Msi nel periodo degli anni di piombo, fra il ’70 e l’80, quando chiesi ai miei ragazzi di deporre, ogni 25 aprile, una corona d’alloro in cinque luoghi simbolo: il cimitero dei caduti Usa ai Falciani, il cimitero del Girone dove riposano i soldati inglesi, il sacrario dei caduti tedeschi al passo della Futa, la lapide dei partigiani di Radio Cora in piazza D’Azeglio, per i caduti della Rsi a Trespiano".

Però oggi dice che non è servito a niente.

"Di certo non è servito a fare sì che la sinistra mostrasse finalmente un atteggiamento di cristiana pietas verso coloro che, per un atto di fede, avevano deciso di battersi comunque per la patria, anche se su sponde diverse".

Oggi al governo c’è la destra, la premier è figlia della cultura post-fascista. Non pensa che questo aiuterà?

"Lo sdoganamento politico c’era già stato nel 1994, quando An andò al governo. Ma non è bastato a spingere la sinistra a riconoscere che anche nella Rsi ci fu chi combattè per un ideale di patria. Per ricucire la storia bisogna essere in due".

C’è amarezza nelle sue parole.

"Ho quasi 80 anni e mi sto avviando verso l’ultima parte della mia esperienza umana. Ebbene, non abbandono ancora il sogno di chiudere gli occhi sapendo che il mio Paese è finalmente pronto per quella riconciliazione a cui ho dedicato gran parte della mia vita".