
Tommaso Riga Martini stappa una bottiglia di spumante. Sullo sfondo il sindaco di Agliana
Pistoia, 8 marzo 2019 - Per lui si può riproporre un tormentone sanremese di Piero Chiambretti. La sua carriera, comunque vada, sarà un successo. Tommaso Martini, aglianese nato a Pescia il 17 luglio del 2002, un posto nella piccola, grande storia della scherma pistoiese se l’è già assicurato, a neppure 17 anni compiuti: ha vinto la medaglia di bronzo ai recenti Campionati Europei Cadetti, a Foggia, specialità fioretto. Nessuno prima di lui era riuscito a conquistare una medaglia individuale nelle tre più importanti competizioni internazionali: Europei, Mondiali e Olimpiadi. Nemmeno Gabriele Magni, bronzo nel fioretto a squadre ai Giochi Olimpici di Sydney 2000, attuale assessore allo sport del Comune di Pistoia.
Si pensi all’impresa, allora, di questo portacolori del Club Scherma Agliana, da tutti conosciuto col soprannome di Riga perché il primo giorno di allenamento si presentò in sala d’armi con la maglia di Riganò, centravanti della Fiorentina. “Oggi non sono più tifoso viola – puntualizza –: sono interista”. Orgoglio di babbo Andrea, architetto, mamma Valentina, che lavora al Comune di Prato, con un fratello classe 2005 promettente schermidore, Niccolò. Studente al Liceo scientifico sportivo, a Prato, ha praticato scherma per una riuscita collaborazione tra scuola e sport.
“Avrei voluto giocare a calcio, come tutti: è lo sport più reclamizzato. Poi un giorno, in terza elementare, venne a scuola a presentarci la scherma uno de miei attuali maestri, Agostino Sanacore. Alla maestra lasciò un foglietto con i nomi dei 5, 6 scolari che secondo lui avevano maggiore predisposizione alla disciplina sportiva: provai ed eccomi ancora qui”. Un paio di stagioni alla “Chiti” a Pistoia, dal 2012 nella sua Agliana al Club Scherma appena nato.
Come under 14, le vittorie di un titolo tricolore e di ben 6 prove nazionali su 8 complessive disputate, quale under 17 la medaglia citata, la Coppa Italia, il 12° posto agli Europei di Sochi, in Russia. “Avrei potuto raggiungere la finale per l’oro, ma in semifinale il tedesco Borowiak ha meritato, è stato più bravo: io andavo a sprazzi, infilando 5, 6 attacchi vincenti, lui è stato più continuo. Poi, però, nella sfida a squadre, l’ho battuto”.
Il sogno, naturale, la partecipazione alle Olimpiadi, la realtà parla invece della prossima presenza ai Mondiali cadetti, a Torun in Polonia, a inizio aprile. “Per questo bronzo devo ringraziare molte persone: il cittì azzurro Cipressa, il responsabile under 20 Villa, i miei maestri Sanacore e Mabel Biagiotti, il preparatore atletico Emanuele Manente, il fisioterapista Vinicio Vignali, che ha risolto i miei guai muscolari, il presidente della società Angela Desideri, i professori che mi consentono di assentarmi per le gare. I miei punti di forza? La testa, il fattore psicologico, e la tecnica. Il lato debole? L’aspetto atletico, fisico: non sono alto”.
Si allena tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 20.30/21, oltre a gareggiare alcuni fine settimana. Con nel cuore e nella testa quei Giochi a cinque cerchi “difficilissimi da raggiungere”. Ma non impossibili. Il primo a esserne consapevole è proprio lui.
Gianluca Barni