
Andrea Niccolai ha lasciato Fabriano dove era arrivato a gennaio del 2024
A surriscaldare un’estate montecatinese fin qui piuttosto mite ci ha pensato sicuramente il basket-mercato. Tanti i colpi piazzati dalle due franchigie termali, tutti da leccarsi i baffi. Nessuno di questi (Aukstikalnis a parte) è stato però in grado di rivaleggiare con "the decision", ovvero la scelta di Andrea Niccolai di tornare a Montecatini dopo oltre dieci anni.
Niccolai, è stata un’estate particolare: prima l’addio a Fabriano, poi la chiamata de La T Gema. "Sì, con Fabriano è stato un anno e mezzo positivo, caratterizzato da risultati che hanno superato le aspettative ma non c’erano i presupposti per andare avanti. La chiamata de La T Tecnica Gema è stata inaspettata e mi ha lusingato: credo che gli sforzi imprenditoriali del presidente Lulli e di Paolo Moricci siano importanti e non scontati per una realtà come la nostra".
Come si è arrivati alla decisione di tornare a casa? "Volevo riavvicinarmi alla famiglia ma allo stesso tempo vivere questa Serie B Nazionale così competitiva in una squadra che lottasse per i massimi obiettivi e con un progetto vincente, anche a costo di non ricoprire più il ruolo di head coach".
Eppure in molti pensano che passare da capo-allenatore a primo assistente sia un passo indietro… "Ho riflettuto molto su questo aspetto. Nel basket moderno gli staff tecnici stanno diventando sempre più numerosi e il loro ruolo assume ogni anno sempre più importanza. Ho anche pensato ai tanti colleghi che hanno preso una decisione del genere, da Poeta passato da allenare Brescia ad essere assistente a Milano fino a Carrea, prima coach a San Vendemiano e poi diventato vice a Cantù".
Che ruolo ha giocato Andreazza nella sua scelta? "Ovviamente determinante, com’è stato determinante il ruolo di Guido Meini, che conosco da una vita, e quello di Luca Infante, che ho avuto come giocatore a Biella. Marco è un allenatore navigato e fra noi c’è sempre stata grande stima".
Le vostre squadre praticavano però una pallacanestro un po’ diversa, come riuscirete a trovare una sintesi? "Marco ha idee consolidate ma sappiamo entrambi quanto è importante essere eclettici. Da parte mia cercherò di portare qualche spunto nuovo rispetto ai suoi principi di gioco, pur essendo conscio che le decisioni ultime spetteranno a lui. Mi piacerebbe molto sviluppare il lavoro individuale con i giocatori".
A fine giugno si vociferava di un suo possibile approdo agli Herons in caso di addio a Barsotti. "L’accostamento alla panchina degli Herons mi ha fatto piacere, in realtà non c’è mai stato nulla di concreto e credo che proseguire con Federico sia stata per loro la scelta più giusta visti i risultati eccellenti delle ultime stagioni".
È stato lei il primo a lanciare Barsotti come coach nel basket nazionale. "Credevo avesse qualità importanti e la sua parabola non mi stupisce affatto. A Montecatini ha fatto grandi cose, si merita la chance di riprovarci con un organico ancora più forte".
Quindi è la Fabo la squadra da battere? "Difficile dirlo ora, il livello della B Nazionale mi sembra ogni anno più alto della stagione precedente, ci sono otto-dieci formazioni con le carte in regola per rientrare fra le prime sei. Gli Herons però vengono da tre finali in due anni e ad occhio mi sembra che a livello di roster abbiano fatto un ulteriore upgrade".
E La T Tecnica Gema dove si colloca? "La società ha condotto una campagna trasferimenti importante, siamo nel lotto delle squadre di prima fascia e vogliamo arrivare in fondo, ma ci sarà da sudare".
C’è un colpo di mercato che la stuzzica particolarmente? "Ritrovo con piacere Bargnesi che avevo lanciato in prima squadra a Firenze, e anche Bedin: ora deve pensare a curarsi, ma quando si sarà ripreso potrà darci una grande mano".
Ha avuto modo di sentire qualcuno del mondo Herons dopo la sua decisione di unirsi a La T Gema? "Ho tanti amici sia nell’una che nell’altra società e ho una stima infinita per quel che Andrea Luchi e i suoi soci sono riusciti a mettere in piedi in pochi anni. Finora questa rivalità l’ho vista dall’esterno e sono molto curioso ora di viverla da dentro, ma voglio approcciarmici con il massimo equilibrio e professionalità. Ovviamente quando ci incontreremo sul campo proveremo a batterci a vicenda, ma non potrò mai percepire come nemica una squadra di Montecatini".
La dislocazione a Lucca e Pistoia delle due squadre rende questo dualismo un po’ meno intenso, non crede? "Sicuramente lo sfuma molto, credo che il ritorno al PalaTerme amplificherà tutto. E magari darà modo al sottoscritto di studiare iniziative collaterali sul nostro territorio".
Un ritorno che potrebbe concretizzarsi in occasione del derby d’andata del 17 dicembre… "Sarebbe senz’altro un bell’evento. Personalmente però spererei di rientrarci un po’ prima...".
Filippo Palazzoni
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