REDAZIONE PISTOIA

"Wood" metafora della crescita. Viaggio alla ricerca dell’equilibrio

Teatri di confine: oggi la performance nel giardino del Fabroni e lunedì a Felceti "Vorrei una voce"

"Wood" metafora della crescita. Viaggio alla ricerca dell’equilibrio

Luoghi "altri" chiamati a ospitare spettacoli e performance solitamente di casa nei teatri, come musei o spazi d’arte in genere. Sono ancora due gli appuntamenti dei Teatri di confine a marchio Teatri di Pistoia che propongono questo tipo d’offerta e che si svolgeranno oggi e lunedì, rispettivamente a Palazzo Fabroni, nel giardino d’autore, e a Villa Stonorov, sede della Fondazione Vivarelli, a Felceti.

Alle 19 di stasera è il momento di "Wood" con Maria Anzivino, per la coreografia di Marianna Moccia e Sara Lupoli. Il viaggio della performance è una metafora della crescita dell’uomo e del suo rapporto con la natura. Natura di cui fa parte, ecosistema che prova a decifrare, da cui scappa, con cui dialoga, che prova a dominare e a cui soccombe per rinascere nel fluire armonioso del suo tempo.

"Wood" prende per mano lo spettatore e lo accompagna in un viaggio visuale e sonoro dove le scene dondolano sul sottile filo dell’immaginazione e della compartecipazione, evocando suggestioni legate alla complessità dell’essere umano e all’ostinata ricerca dell’equilibrio. Seguirà una seconda performance, "There is a planet", di Michele Scappa, con Emanuel Santos. "There is a planet" è una ricerca finalizzata a distanziarsi dall’ambiente teatrale, attraverso un’indagine del corpo negli spazi: un corpo che si abbandona, che osserva, che include e che comunica. L’indagine prende ispirazione dalla mostra fotografica di Ettore Sottsass alla Triennale Milano (2017-18), da cui deriva l’omonimo titolo.

Sono fotografie, scattate in quarant’anni di viaggi intorno al mondo, che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta: tra le pagine scorrono gli scenari incontaminati della natura (panorami di fiumi, foreste, distese marine, rocce) e immagini di architetture, case, persone, situazioni particolari, profondamente umane.

Archiviata la giornata di oggi, il cartellone chiude lunedì (ore 21.15) in via di Felceti con un monologo cantato che attraverso la musica – una tra quelle che in Italia ha fatto da colonna sonora a molti dei momenti personali della vita di ognuno – ragiona dell’importanza del sognare, del contributo che il sogno porta alla qualità della vita.

Le canzoni sono quelle di Mina proposte da Tindaro Granata in "Vorrei una voce", spettacolo fortemente ispirato dal lungo percorso teatrale che Tindaro Granata ha realizzato al teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina con le detenute di alta sicurezza. Il fulcro della drammaturgia è il sogno: perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé.

"Abbiamo messo in scena l’ultimo concerto live di Mina – ricorda Tindaro Granata – con l’idea di entrare nei propri ricordi, in un proprio spazio dove tutto sarebbe stato possibile, recuperando una femminilità annullata, la libertà di espressione della propria anima e del proprio corpo. Mi sono trovato, con loro, a cercare il senso di tutto quello che avevo fatto fino ad allora. In “Vorrei una voce“ in scena ci sono solo io, delle ragazze mi porto i loro occhi, i gesti, le loro lacrime e i sorrisi. Grazie a loro racconto storie di persone che dalla vita vogliono un riscatto importante: vogliono l’amore per la vita".

Le foto di scena sono di Masiar Pasquali, la produzione Lac Lugano Arte e Cultura/Proxima Res. I biglietti sono in vendita a prezzi compresi tra 5 e 12 euro; acquisti alla biglietteria del Manzoni (0573.991609/27112), o in sede d’evento la sera stessa un’ora prima dello spettacolo (info 333.9250172).

l.m.