REDAZIONE PISTOIA

Vite sospese, le storie e il dolore della Shoah

Il libro scritto da Andrea Lottini, che racconta la sofferenza delle famiglie pistoiesi, sarà presentato in occasione del Giorno della Memoria

La memoria come prezioso strumento per comprendere una volta di più che la storia ci abita accanto, che i dolori di un popolo umiliato, offeso e ucciso sono i dolori di tutti. È di imminente uscita il libro "Vite sospese-Memorie e storie della Shoah nel Pistoiese" (Settegiorni Editore, collana "Libri di storia e città" diretta da Andrea Ottanelli), ricca pubblicazione patrocinata da Provincia di Pistoia e Anpi locale che rappresenta una mappa il più possibile esaustiva sulla presenza degli ebrei nel nostro territorio, raccontandone storie di umana sofferenza ai tempi delle deportazioni.

A firmarla è il pistoiese Andrea Lottini, insegnante di religione, che ha iniziato questo percorso sollecitato alla ricerca da un lavoro portato avanti coi ragazzi della scuola secondaria di primo grado De Gasperi di Cutigliano e con la collega Gianna Tordazzi, culminato nel 2018 con la collocazione di una pietra d’inciampo di fronte all’allora pensione Catilina, struttura dalla quale la famiglia ebrea dei Baruch partì verso un destino di morte. Il lavoro di ricerca è durato un paio d’anni ed è il risultato di consultazioni all’Archivio di Stato, incontri con alcuni dei discendenti e con le comunità ebraiche, lettere, diari, memorie e denunce. In questo libro trovano spazio le vicende delle famiglie Coen, Piperno e Nissim, passando per le storie personali, come quella della professoressa Alba Mantovani, direttrice e insegnante nel conservatorio di San Giovanni Battista, tra le prime vittime delle norme anti-ebraiche, toccando poi gli accadimenti che interessarono la famiglia dei Bemporad, benestanti proprietari di un negozio di tessuti in centro storico fuggiti nel ‘43 prima a La Castellina e poi a Castello di Cireglio. Lottini scrive poi dei Corcos, sul Globo del negozio "Foto Stampa", raggiunti anch’essi dalle leggi razziali che costrinsero il figlio a lasciare la scuola e i genitori a chiudere l’attività, fino poi alla fuga sulle colline alle porte della città "spostandosi spesso di fienile in fienile, approfittando di buche scavate per terra e coperte di foglie".

Ignoto il destino che toccò a Renato Moscato, commerciante ambulante di passamanerie, una modesta abitazione con la moglie Ida Maggiorelli e i cinque figli in via Bassa della Vergine, mai stato iscritto al Partito Nazionale Fascista, ma neppure contrario al regime: "I suoi precedenti – racconta Lottini, che presenterà il libro in occasione del Giorno della memoria – e il fatto che moglie e i figli fossero cattolici non bastarono a proteggerlo. Il 29 gennaio 1944, infatti, su ordine del questore di Pistoia Mario Chicca, Moscato fu arrestato e portato nel carcere di Santa Caterina in Brana per essere consegnato alla polizia tedesca che, con il convoglio partito da Verona il 2 agosto, lo inviò ad Auschwitz".

Linda Meoni