Violenze e botte in casa Condannato l’ex compagno

Le avrebbe pure imposto rapporti sessuali. A dicembre l’imputato aveva patteggiato un anno e dieci mesi: si era rivolto anche al centro per uomini maltrattanti

"In casa comando io": una frase che sigillava tutto, chiudeva il cerchio intorno alla compagna e la ammutoliva. E poi, tra le mura di casa, si sarebbero compiuti atti che, giorno dopo giorno, hanno trasformato la vita della giovane donna in un inferno quotidiano. Oltre alla prepotenza, le botte e i rapporti sessuali imposti, svegliata nel cuore della notte e costretta a infilarsi sotto la doccia "per essere ben sveglia e fresca".

Poi lei ha detto basta e tutto è finito davanti al giudice che ieri, con rito abbreviato, ha condannato l’ex compagno a quattro anni e sei mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Il giudice per le udienze preliminari Luca Gaspari, davanti al quale il processo si è celebrato, dopo il parziale risarcimento del danno da parte dell’uomo nei confronti della ex convivente, ha riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche e prevalenti sulle aggravanti. Le indagini erano state dirette dal sostituto procuratore della Repubblica Claudio Curreli che aveva chiesto la condanna a quattro anni e sei mesi, richiesta accolta dal giudice. Ieri in aula la pubblica accusa era sostenuta dal sostituto procuratore Luigi Boccia.

La vittima si era costituita parte civile, assistita dall’avvocato Barbara Mercuri del foro di Prato che ha accolto con soddisfazione la sentenza pronunciata dal giudice Gaspari.

La vicenda si colloca in un contesto cosiddetto “normale“, le persone coinvolte sono giovani, circa trentenni, sono italiane e vivono in provincia.

La giovane donna aveva presentato una prima denuncia per maltrattamenti nel 2017, che aveva portato a un primo processo e a un patteggiamento, da parte dell’uomo, avvenuto del dicembre del 2021. L’applicazione di pena fu di un anno e dieci mesi. Il compagno, in quel periodo intermedio, si era anche rivolto al centro di sostegno per gli uomini maltrattanti, per ricevere aiuto, perchè non riusciva a gestire la propria rabbia, una rabbia che sarebbe stata scatenata dalla gelosia. Ma dopo quella prima sentenza – come ci ha spiegato l’avvocato Mercuri, da noi interpellata –, la situazione era esplosa.

"In casi come questi – ha osservato per noi l’avvocato Barbara Mercuri – si subisce perchè si ha paura di rimanere soli e nel tentativo, come in questo caso, di mantenere in piedi la famiglia per la presenza di un bambino. La mia assistita era molto innamorata del compagno e ha sempre cercato di compensare, anche affrontando, lei stessa, un percorso psicologico, ma veniva ostacolata anche in questo".

l.a.