REDAZIONE PISTOIA

Vicofaro si svuota. Un accampamento durato dieci anni. Ora si presidia la zona

Proseguono le partenze degli ospiti verso le case di Diocesi e Caritas. Don Biancalani: "Non vorrei che fossero solo parcheggi per i ragazzi".

Proseguono le partenze degli ospiti verso le case di Diocesi e Caritas. Don Biancalani: "Non vorrei che fossero solo parcheggi per i ragazzi".

Proseguono le partenze degli ospiti verso le case di Diocesi e Caritas. Don Biancalani: "Non vorrei che fossero solo parcheggi per i ragazzi".

Liberare il centro di accoglienza di Vicofaro significa lavorare per strati. Per togliere gli ammassi di oggetti, che un accampamento di fortuna si porta dietro, moltiplicati per le vite che ci sono passate dentro, in questi dieci anni di esistenza. Un ricambio incontrollabile e per questo ritenuto non più sicuro, né dignitoso, come lo stesso vescovo di Pistoia Fausto Tardelli ha sottolineato. Ieri i trasferimenti dei migranti sono proseguiti per tutto il giorno, sotto la direzione degli operatori della Diocesi e della Caritas che lavorano senza sosta sotto il caldo torrido di questi giorni roventi, con la presenza costante di don Cristiano D’Angelo, vicario del vescovo. A Larciano e Lucciano le ultime strutture da riempire. E c’è chi non vuole, perché mète troppo lontane e isolate.

Nel pomeriggio erano una trentina gli ospiti rimasti nel centro. Tavoli, sedie e materassi, sono ancora accatastati in parte nel tendone davanti all’ingresso. Ma nel complesso, il piazzale davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore appare già libero e pulito. Sul sagrato don Biancalani ha sistemato una scrivania con alcune sedie, dove riceve chi fa visita, alcuni dei volontari che lo hanno affiancato in questi anni, ma anche i giornalisti.

La sua idea è chiara e non cambia: "Vicofaro è stata una missione – dice –, quella di dare un tetto a chi non ce l’ha. I trasferimenti di questi giorni sarebbero una buona cosa se non fossero in realtà dei parcheggi, come io sospetto, e su questo non posso trovarmi d’accordo con il vescovo, ma lui lo sa. Poi c’è il problema dei ragazzi più fragili, che devono essere protetti. Qui si sentono accolti: molti di loro vogliono tornare qui. Dove hanno i loro riferimenti".

Dentro, la chiesa è arredata come un appartamento più ampio, occupato da un salottino, una libreria, ma anche poltrone, divani, accanto agli scranni e persino davanti al confessionale. All’ingresso una grata alta serve da espositore per le borse fatte a mano, realizzate dai ragazzi. Un bazar colorato e aperto sempre. Ma in cui ormai sono pochi ad entrare.

In queste ore saranno comunque liberate tutte le stanze. Quello che nessuno vuole portarsi via, verrà accatastato fuori, per essere poi smaltito. I lavori di ristrutturazione di tutta la canonica sono urgenti e non potranno essere eseguiti prima che tutti i locali siano liberati e ripuliti. Poi si chiuderà. Lo farà la Diocesi, per ragioni tecniche. E Vicofaro forse diventerà un’altra cosa. Gli uomini della Digos sorvegliano le operazioni giorno a notte, senza sosta. L’ultimo timore è quello di un’occupazione abusiva di chi, magari, fa rientro nel centro dopo tanto tempo e non è informato della imminente chiusura. Un pericolo concreto, che non si esaurirà in un giorno.

Martina Vacca