REDAZIONE PISTOIA

"Viaggi per mare e per terra". Intervistiamo i nostri cari

Tante storie di migrazioni. Le origini della nostra classe attraverso i racconti dei familiari. La maggior parte delle persone lascia il proprio paese per cercare lavoro o sfuggire dalle guerre.

"Viaggi per mare e per terra". Intervistiamo i nostri cari

Dal 1876 partirono dall’Italia circa 24 milioni di persone. Questo evento, chiamato "grande migrazione", fu causato dalla diffusione della povertà in grandi zone del Paese, soprattutto nel sud. Si emigrava per cercare una vita migliore. Le famiglie erano numerose: quando interi nuclei familiari si spostavano, in molti piccoli paesi diminuiva la popolazione. L’emigrazione poi crebbe e si crearono "catene migratorie", composte da persone che invitavano i propri parenti a raggiungerle nel luogo d’arrivo. Così, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, circa 12 milioni di italiani sbarcarono nelle Americhe, altri 12 milioni partirono per l’Europa. Negli ultimi decenni, invece, l’Italia è diventata un punto d’arrivo. Negli anni ‘80 sono arrivati molti migranti dall’Africa, mentre negli anni ‘90 numerose famiglie albanesi hanno raggiunto la penisola (dati tratti dall’Immigrazione di Sophie Lamoreux, Giunti 2020).

Oggi l’Italia è un Paese multietnico, dove convivono popoli diversi. Per capire meglio questa realtà, siamo partiti dalla nostra esperienza diretta. Infatti ci siamo resi conto che tutti i 22 alunni della nostra classe hanno almeno un parente che ha deciso di cambiare vita migrando. Per questo nei mesi scorsi ognuno di noi ha intervistato un familiare. Ecco alcuni esempi di domande e risposte significative: "Come ti sei sentito quando sei arrivato nella nuova località?". "Mi sentivo solo ed escluso", ha detto un intervistato, "inoltre temevo di non riuscire ad integrarmi né nel lavoro, né nella vita sociale". Una risposta diversa è stata: "Quando sono arrivata mi sono sentita serena, perché ero in un posto diverso da prima".

"Perché hai cambiato luogo di vita?" "Quando avevo 18 anni mi sono dovuto spostare perché nel mio Paese c’erano la guerra e la criminalità", ha affermato uno dei parenti; un altro, invece, ha dichiarato: "Mi sono trasferito per frequentare l’università".

Abbiamo ritenuto essenziale la domanda sulle motivazioni alla base dello spostamento, così abbiamo calcolato le percentuali delle risposte raccolte: il 54,5% degli intervistati è migrato per motivi lavorativi, il 22,8% per amore, il 9,1% per studiare, il 4,5% a causa di conflitti e il 9,1% per cambiare vita.

Lavorando a questo progetto ci siamo resi conto dell’importanza di far parte di una classe formata da alunni con famiglie provenienti da diverse località: possiamo così imparare gli uni dagli altri, perché ognuno porta con sé le proprie tradizioni, lingua, religione, cultura.