
Alcuni dei protagonisti della protesta
Pistoia, 11 giugno 2025 – “Una colata di cemento comparsa nottetempo. E poi reti metalliche, tagli di alberi, betoniere in funzione. Il tutto mesi e mesi dopo un’assemblea nella quale, luglio 2024, il sindaco Tomasi si premurò di rassicurare, viste le contrarietà allora emerse, che quel chiosco non sarebbe stato realizzato”.
C’è agitazione a Pistoia ovest, dintorni dell’area verde ex Cerri – perimetro via Salvo d’Acquisto, Borgognoni, Masaccio e limitrofe – dove una porzione di residenti si sta adoprando per dire “no” a un intervento evidentemente non gradito. Qui infatti, secondo una serie di atti emessi dal Comune di Pistoia in materia di riqualificazione del verde pubblico e nello specifico dell’area ex Cerri-Giardino San Biagio, sorgerà un chiosco per somministrazioni alimenti e bevande che ha già un suo gestore, individuato (dicembre 2022) nella società Parco San Biagio srl di Vladimiro Maurizio Sicari.
Una concessione gratuita della durata di dieci anni come si vede dall’atto che regola il rapporto tra i due soggetti, dove si legge anche che lo stesso chiosco dovrà “garantire l’apertura nel periodo invernale dalle 7 alle 20 e nel periodo estivo dalle 6.30 alle 20” con possibilità di rivedere gli stessi orari almeno sei mesi dopo l’avvio dell’attività. Una manciata di dettagli che già ha scombussolato gli umori della zona. Ne è scaturita quindi una raccolta firme, ad ora a quota 150 sottoscrizioni, per opporsi a un intervento che, assicurano i contrari, romperà la quiete della zona.
“L’area verde è circondata su tutti i lati da condomini e strade trafficatissime – dicono -, possiamo solo immaginare le difficoltà per la sosta e la viabilità che si verrebbero a creare in presenza di un luogo di richiamo per la socialità, come lo definisce il Comune. Senza considerare che quando ci fu presentata la riqualificazione del giardino si parlò di attrezzature, giochi per bambini e percorsi fitness, ma quando il discorso cadde su un possibile chiosco fu il sindaco a fare marcia indietro. Dopo mesi di silenzio vediamo l’area recintata senza alcun cartello e, due settimane dopo, un foglio appeso che annuncia l’arrivo di un chiosco. Una struttura dalla gestione complessa, spesso foriera di criticità: flusso e comportamento dei clienti, approvvigionamenti merci, orari spesso non rispettati, rumori. Una struttura che per funzionare sarà circondata da cassonetti, refrigeratori, pile di sedie e tavoli, impianti vari di illuminazione, musica, bottiglieria piena e vuota che allieterà le notti dei residenti con l’arrivo di un sacco di non residenti, a tutte le ore, chiosco aperto o chiuso che sia”.
Il quartiere ’fa baccano’ e arriva la politica, in particolare il Pd che ha adottato la causa. Tanto che ne è scaturita un’interpellanza urgente a firma dei consiglieri Cotti, Nesi e Tosi per chiedere a sindaco e giunta delucidazioni sulla vicenda.
Nella lista, tanti punti da chiarire, a partire dalla mancata condivisione coi residenti passando per le modalità di assegnazione, i criteri adottati per individuare l’ubicazione del chiosco, le misure previste per mitigare l’impatto su viabilità e civile convivenza, le ragioni che hanno portato al taglio degli alberi e quelle che invece hanno indotto il Comune a scegliere in questo caso una concessione gratuita “quando invece per le strutture di Parco della Resistenza e Monte Oliveto e i gestori pagano al Comune 6.600 euro”.