
Venerdì 22 ottobre si è chiuso l’ultimo capitolo sulla vicenda giudiziaria che vede al centro l’ex promotore finanziario Danilo Leporatti, da tutti conosciuto come il mago della finanza di Lamporecchio, accusato di truffa aggravata e poi assolto per prescrizione del reato, per aver raggirato decine di persone, inducendole a consegnargli i propri risparmi dietro la promessa di grandi guadagni, poi risultati inesistenti. Negli anni avrebbe mandato in fumo qualcosa come 26 milioni di euro.
Il collegio, presidente Stefano Billet, era chiamato a giudicare l’ex moglie del promotore finanziario e un suo amico, accusati di riciclaggio di denaro, per aver cambiato assegni di Leporatti, per importi complessivi pari a 30mila euro, l’ex moglie, Manuela Rosselli, difesa dall’avvocato Luca Marchetti di Montecatini, e per 40mila euro, l’amico di famiglia, Valerio Ancillotti, difeso dagli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi di Pistoia. Entrambi sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato, dal momento che non è stato ravvisato l’elemento psicologico del dolo. E’ la seconda assoluzione dopo quella del luglio 2019: in quel caso le somme oggetto del processo erano ben più sostanziose, si parlava di 400 mila euro.
La posizione di Leporatti in questo processo (fu radiato dall’albo nel 2011, ma il caso esplose una decina di anni fa), in cui era imputato per truffa aggravata, si era prescritta durante lo svolgimento dell’istruttoria dibattimentale. La ex moglie e l’amico di Leporatti erano accusati di riciclaggio perchè avrebbero cambiato degli assegni a Leporatti, consegnandogli poi il denaro contante, monetizzando quindi assegni percepiti dal promotore da parte di alcuni suoi clienti. I difensori hanno sempre sostenuto l’assenza del dolo e quindi della consapevolezza dell’origine di quel denaro e, nel frattempo, gli imputati hanno perduto i loro beni. Leporatti, come ci conferma l’avvocato Malucchi, godeva all’epoca di altissima credibilità per il ruolo di promotore finanziario; lo chiamavano il mago della finanza di Lamporecchio, questo fino al crollo finale frutto, come lui stesso ha ammesso durante la sua deposizione giurata, di operazioni spinte. Le persone che gli affidarono i soldi provenivano non solo da Lamporecchio e da Larciano, ma anche da Vinci, dalla Lucchesia, da Massa-Carrara e Forte dei Marmi dove un imprenditore vide andare in fumo 900mila euro.
Martina Vacca