REDAZIONE PISTOIA

Trova in soffitta un tesoro storico

Antichi documenti sono diventati un libro che racconta la storia, il lavoro e la vita di un tempo sul Montalbano

A volte le soffitte delle case di campagna custodiscono tesori che possono diventare fonte d’ispirazione anche per un libro. E’ quello che è accaduto a Roberta Giuntini, che durante i lavori nel casale che da generazioni appartiene alla sua famiglia, sede oggi dell’agriturismo "Il calesse", ha trovato in vecchi bauli documenti originali scritti a china, risalenti a metà ‘800. "Con questa scoperta è iniziata la voglia di ricostruire le vicende di queste persone, non tanto perché erano i miei antenati – spiega Roberta – quanto perché testimonianza e memoria della vita di piccoli proprietari terrieri che sul Montalbano dovevano vivere di quel che producevano". Così è nato “Una famiglia a Montorio sul Montalbano. Storia, lavoro e vita quotidiana“, ambientato appunto al ‘Chicco’, come è chiamata la zona di Montorio, tra Lucciano e Buriano, dove si trova il casale dei Giuntini. Un pezzo di storia del territorio si unisce agli elementi tipici della Toscana rurale, negli anni a partire dall’Unità d’Italia: le viti, gli uliveti, il legame con il generoso bosco del Montalbano, che era "un pullulare di persone, attrezzi e attività, un luogo vivo, ricco di materia prima" e i rapporti con la tenuta dei conti Spalletti. Non a caso proprio alla fattoria di Lucciano gli Spalletti hanno ospitato la presentazione del libro, a riprova della loro stima per chi ancora nutre la passione per la memoria del territorio. Dalla lettura del libro di Roberta Giuntini molti dei residenti della collina di Quarrata potranno ritrovare descrizioni dei loro luoghi, con cronache delle abitudini contadine di due secoli fa, fotografie, ricostruzioni genealogiche e documenti, come la curiosa ricevuta del 1915 in cui la figlia di Angiolo Giuntini dichiara di aver ricevuto dal padre la somma di lire 500 per dote. Un vero e proprio studio che ricostruisce: "Il vissuto quotidiano e la trama sociale di una famiglia dedita da sempre al mantenimento e alla valorizzazione dei loro possedimenti", scrive nella prefazione la storica Chetti Barni.

Daniela Gori