Troppi suicidi, "il ponte sospeso va ingabbiato"

Dopo il picco di suicidi il consiglio comunale affronta la questione: rialzare le protezioni laterali per impedire la scalata al celebre ponte sospeso sul torrente Lima

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San Marcello Piteglio (Pistoia), 26 novembre 2020 - Ponte Sospeso, una presenza ingombrante nel dibattito dell’ultimo consiglio comunale. Diviso a metà tra importante meta turistica e triste catalizzatore di suicidi. Il Ponte Sospeso, nato per unire Mammiano e Popiglio, con i suoi 227 metri di lunghezza per 80 centimetri di larghezza, sospeso sul torrente Lima, dove raggiunge la sua massima altezza a 36 metri dal suolo, rappresenta da sempre queste due anime contrapposte. Fino a una quindicina di anni fa veniva annoverato come il ponte pedonale più lungo del mondo, poi superato da un’analoga costruzione realizzata in Giappone, s’impone sul fiume fin dal lontano 1923.

Complice l’elevato numero di suicidi degli ultimi mesi, il Ponte è approdato nel dibattito consiliare. Il sindaco Luca Marmo ha informato i consiglieri che ci sono diversi studi in corso per impedire ulteriori tragedie. E quello che sembra godere di maggior credito consiste nel rialzare le protezioni laterali con una struttura a prova ‘di scalata’ proprio per rendere difficoltoso, o addirittura impossibile, sporgersi troppo dal piano di camminamento.

Altre soluzioni appaiono, per motivi diversi, più difficili da mettere in pratica. Quella di trasformarlo in una sorta di tunnel con una struttura in plexiglass che sormonti il parapetto, potrebbe dare vita a un ‘effetto vela’ che comporterebbe più pericoli di stabilità che garanzie anti suicidio, oltre ad appesantire l’intera struttura al punto da metterla a rischio statico. Posizionare delle reti per contenere e arrestare la caduta degli aspiranti suicidi, comporterebbe la messa in opera di una serie di pali a cui ancorare le reti che, oltre a comportare costi ingenti, metterebbe a repentaglio l’equilibrio statico di una struttura che della leggerezza fa il suo punto di forza, tenendo conto che sono pochi cavi d’acciaio ancorati a terra, a impedire che il dondolio arrivi al punto di ribaltamento.

La questione principale però, come riconosciuto da tutti i consiglieri, è nella rimozione dei motivi che spingono le persone a togliersi la vita. Intervenire sull’enorme disagio che porta una persona fino a quel punto: che sia una delusione sentimentale o la perdita del lavoro, problemi di salute, familiari o economici, la società deve interrogarsi e, possibilmente, trovare una risposta per arginare un fenomeno che è diventato molto preoccupante.