Sono 52 i pozzi di acqua sotterranea campionati da Arpat per risalire all’origine dell’inquinamento da trielina, reso noto nei giorni scorsi dal Comune di Serravalle e individuato nello sversamento dalle vasche di una azienda metalmeccanica dismessa. La contaminazione – come è emerso – si è protratta dal 1974 al 1984. I superamenti delle concentrazioni soglia per il cloruro vinile monomero (è un solvente), sono stati registrati in 12 di questi pozzi. I prelievi d’acqua sono stati 82. Per le rilevazioni sono stati utilizzati anche strumenti ad alta tecnologia. Sono alcuni degli aspetti che emergono dal report dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Toscana sulla contaminazione nelle falde della zona di via del Redolone, facilmente consultabile sul sito dell’Agenzia grazie anche ad alcune cartine. Arpat fornisce anche una serie di link di approfondimento.
"Nel mese di ottobre – si legge nel resoconto, di cui proponiamo alcuni passi – si è conclusa l’attività di ricerca dell’origine della contaminazione da Cvm della falda acquifera nella zona industriale di via del Redolone nel Comune di Serravalle. L’indagine nasce dal fatto che la contaminazione fu originariamente scoperta nel pozzo dell’acquedotto MAT P-214 (pozzo Redolone 1), utilizzato a fini idropotabili fino al 2003, che attinge dalla falda profonda. I successivi campionamenti hanno evidenziato che la contaminazione si è originata nella falda superiore per poi diffondersi in quella sottostante. Per accertare le vie di trasmissione delle acque contaminate da una falda all’altra, nel periodo agosto-settembre 2020, sono state effettuate, con Publiacqua e Ingegnerie Toscane, le indagini idrogeologiche nell’ex campo pozzi del Redolone.
"In totale – scrive Arpat – a partire dal 2018 sono stati prelevati e analizzati 82 campioni di acqua sotterranea con 52 pozzi coinvolti nei campionamenti. I superamenti per il Cvm sono stati registrati in 12 di questi pozzi. E’ scaturita l’indicazione per la Regione Toscana di procedere a una indagine con tecnologia Mip (Membrane interface probe) e Mi-Hpt (Membrane interface hydraulic profiling tool). E’ una tecnica potente di sondaggio geochimico tridimensionale, anche assai onerosa. I costi di indagine sono diventati accessibili poiché la mappatura già condotta consentiva di circoscrivere abbastanza l’area di ricerca. Sulla base di queste indicazioni la Regione Toscana ha affidato a una ditta specializzata, la Sgm Geologia e Ambiente srl., l’indagine che ha previsto la realizzazione di 8 sondaggi dal piano campagna fino a una profondità di circa 20 metri circa. Il lavoro fatto – rileva infine Arpat – fornisce anche elementi molto utili per rendere la bonifica più rapida ed efficace".
l.a.