Si salva al telefono dopo le violenze "Vi prego, venite subito a casa mia"

Una donna di 24 anni vittima di abusi è riuscita a contattare il 112 dando solo l’indirizzo dell’abitazione. Quando i militari sono arrivati, ha fatto in modo che la portassero via. Nei guai il marito e i genitori di lui

Migration

Avrebbe subito per mesi violenze pischiche, fisiche e sessuali da parte del marito. Condotte che sarebbero state sostenute dai familiari, in particolare dai genitori dell’uomo. Per questo nei confronti dello sposo e dei suoceri della presunta vittima, una 24enne, è stata emessa un’ordinanza di divieto di avvicinamento e divieto di comunicazione con la persona offesa, eseguita dai carabinieri di Montale. Tutto sarebbe avvenuto, infatti, tra Montale e Agliana: a far partire le indagini dell’Arma, coordinate dalla procura di Pistoia, il 26 gennaio scorso, è stata una telefonata al 112 da parte della stessa giovane. Secondo quanto riferito ai militari dalla 24enne, di origine pakistana come la famiglia del marito, residente ad Agliana, fin al suo arrivo in Italia, nel settembre scorso, avrebbe vissuto in una condizione di costante maltrattamento e violenza, anche di carattere sessuale ad opera del marito. Il 26 gennaio scorso la giovane era riuscita poi a telefonare al 112, limitandosi però, riferiscono i carabinieri, a fornire l’indirizzo della propria abitazione in lingua inglese e interrompendo poi subito la conversazione.

I militari dopo aver individuato la casa avevano effettuato un sopralluogo nello stabile, riscontrando la presenza di una numerosa famiglia di origine pakistana. Tra i componenti anche la 24enne, che ai militari apparve subito spaesata e disorientata. A quel punto i militari stessi cercarono le condizioni per poter scambiare qualche parola in maniera riservata con la giovane donna, senza la costante presenza dei parenti. In quel breve lasso di tempo, la giovane esprimendosi a fatica e facendo ricorso anche all’uso di mimiche ed inequivocabili gesti con le mani, avrebbe palesato una chiara richiesta di aiuto, verosimilmente dettata da una grave condizione di violenza domestica. La giovane pakistana, pertanto, venne prelevata dall’abitazione ed accompagnata alla stazione dei carabinieri, fingendo con i familiari che si trattasse di un normale approfondimento sui documenti personali di riconoscimento in suo possesso.

In un ambiente finalmente più sereno la giovane straniera, alla presenza di personale sanitario, avrebbe confermato di vivere, sin dal suo arrivo in Italia, in una condizione di costante maltrattamento e violenza, anche di carattere sessuale ad opera del marito.

La vittima è stata quindi avviata in un percorso di tutela in una struttura protetta. Gli accertamenti eseguiti nei giorni seguenti, riferisce l’Arma, hanno consentito di acquisire ulteriori elementi a supporto delle dichiarazioni della vittima, con particolare riferimento a quelle che erano le dinamiche familiari che quotidianamente sfociavano in maltrattamenti fisici e psichici da parte del marito, che in più occasioni avrebbe abusato sessualmente della moglie, non intenzionata a concedersi. Questi atteggiamenti sarebbero stati sostenuti, fattivamente, dai familiari ed in particolare dai genitori dell’uomo, anch’essi destinatari del provvedimento restrittivo emesso dal tribunale. pa.ce.