
I colleghi della Polizia Penitenziaria hanno fatto il picchetto e portato la bara
Una folla commossa nella chiesa di San Michele Arcangelo di Vignole si è stretta ieri mattina alla famiglia di Antonio Discianni, per l’ultimo saluto all’agente della Polizia penitenziaria della Dogaia di Prato, morto il giorno di Natale, a 57 anni per una grave malattia. Ad accogliere il feretro il picchetto d’onore dei colleghi poliziotti. A dare l’estremo saluto anche i rappresentanti dell’Uspp Polizia Penitenziaria, di cui Antonio era uno stimato dirigente. Tanti i parenti gli amici e i conoscenti di Quarrata dove risiedeva, a Barba, e poi il sindaco e alcuni consiglieri.
"Lasciare questo mondo proprio il giorno di Natale è triste, ma adesso Antonio è al cospetto di quel bambino che è nato e Dio lo sta abbracciando – ha detto il parroco di Colle, don Monticelli che ha celebrato con don Razzoli, di Valenzatico – non siamo qui in chiesa solo per l’ultimo saluto ma per dire che ci ricongiungeremo".
Tanta l’emozione alla lettura della lettera di una collega: "Caro Antonio sei stato più di un collega, più di un semplice compagno di lavoro: sei stato un amico, una guida e un esempio per tutti. La tua bontà il tuo sorriso e il tuo attaccamento al lavoro erano contagiosi. Eri sempre disponibile con chiunque avesse bisogno. Ci hai insegnato tanto, soprattutto a gestire il personale con equilibrio, tra le mille difficoltà che si presentavano giornalmente, rispettando sempre le esigenze di tutti, come solo tu sapevi fare".
La moglie Rosita Biagini e la figlia maggiore Deborah hanno trovato la forza di leggere il loro messaggio: "Sei stato un marito stupendo, avevi detto che la donna che ti avrebbe amato l’avresti trattata da regina, e tu mi hai davvero fatto sentire una regina, con le tue attenzioni e premure" ha letto Rosita, mentre Deborah ha ricordato il rapporto speciale che Antonio aveva con lei e con la figlia più piccola Dania: una guida affettuosa sempre al loro fianco.
Daniela Gori