Rsa piegate da costi lievitati e mancati ristori Così la quota aumenta di 13 euro al giorno

Il notevole balzo delle tariffe da gennaio. De Scalzi, direttore della Turati: "Pochi aiuti per gestire il covid nelle strutture. E manca personale"

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I costi di gestione lievitati, la carenza di personale infermieristico e il venir meno dei ristori Covid pesano sulle Rsa private accreditate e su quelle pubbliche. Temi questi che sono stati al centro di un confronto tra i presidenti delle associazioni rappresentative dei gestori delle Rsa e dei Centri diurni accreditati del Terzo settore, del privato e del sistema pubblico, che sono stati ricevuti dall’assessore regionale al Sociale Serena Spinelli e dal direttore generale dell’assessorato alla Sanità, Federico Gelli. Sul tavolo anche l’aumento della quota sociale ovvero del costo giornaliero dei ricoveri sostenuto dalle famiglie, che dal prossimo 1 gennaio sarà di 13 euro in più. Ne parliamo con il direttore generale della Fondazione Turati, Maurizio De Scalzi, rappresentante Aiop nel comitato gestori Rsa Toscana. "Ormai le Rsa vanno a rimessa – spiega De Scalzi – I costi di gestione sono aumentati a dismisura, anche a seguito dell’ondata Covid. Basti pensare a che cosa significa per una Rsa, gestire un focolaio, con isolamento del paziente, aumento del personale e protezione dello stesso, con l’acquisto di tutti i dispositivi individuali. Costi che solo in parte sono stati coperti dai ristori dati dalla Regione fino a giugno scorso e che ora invece i gestori sostengono da soli". Dunque, dal primo gennaio aumenteranno i costi sostenuti dalle famiglie per i ricoveri giornalieri. Un aumento calcolato in 13 euro.

"Si tratta di un adeguamento minimo e inevitabile", commenta De Scalzi. Le tariffe, che variano da struttura a struttura a seconda anche dei servizi offerti, sono composte da una quota sanitaria stabilita ed erogata dalla Regione e da una quota sociale (quella richiesta alle famiglie), che può essere sostenuta in parte dai Comuni. "Dal 2023 abbiamo calcolato di dover aumentare la tariffa di 25 euro – spiega De Scalzi – Parte dovrà essere sostenuta come quota sanitaria dalla Regione e parte dovremo richiederla alle famiglie. Ma si tratta di un adeguamento inevitabile". La Fondazione Turati gestisce una struttura a Gavinana che accoglie 130 ospiti nelle due Rsa (da 60 e da 70 posti), e altri 90 pazienti per le cure destinate alla disabilità o nei percorsi di riabilitazione, contando su un personale tra infermieri, Oss, terapisti, psicologi, e animatori, di 200 dipendenti. Si tratta della struttura più importante sul territorio provinciale.

"Per alcune realtà questi ultimi mesi sono stati a totale rimessa – spiega De Scalzi – perché da luglio la Regione non eroga più ristori Covid. Le nostre richieste riguardano anche questo capitolo di spesa, perché per le strutture che ospitano anziani la pandemia non è affatto superata, anzi". La pandemia ha prodotto anche una contrazione del lavoro delle strutture, come spiega il direttore della Turati.

"Per questo – spiega De Scalzi – ci sono state mille quote sanitarie non assegnate, che sono state risparmiate dalla Asl e che ora dovrebbero essere rimesse in circolazione per sopperire alle grandi necessità delle strutture sul territorio. Si tratta di quote assegnate dalla Regione, ma che sono rimaste nei cassetti delle Asl. Per questo, abbiamo chiesto una verifica: perché queste quote vengano rimesse in distribuzione, insieme ai ristori Covid fermi a luglio".

Martina Vacca