REDAZIONE PISTOIA

"Quei due licenziamenti furono pretestuosi"

Gli ex dipendenti davanti al giudice del lavoro: l’udienza è fissata. Gli avvocati chiederanno l’annullamento del provvedimento

Ci sono più fronti aperti sulla vicenda del Museo Marino Marini. Uno è quello del Tar, di cui abbiamo già parlato e che vede la prima udienza il 10 febbraio: quel giorno inizierà la discussione sul fondamentale snodo rappresentato dal vincolo della Soprintendenza sulle opere del grande scultore pistoiese presenti in corso Gramsci, e contro il quale ricorre la Fondazione Marino Marini. L’altro invece è il ricorso al giudice del lavoro presentato da due lavoratori che furono licenziati esattamente un anno fa, vicenda nota anche questa, e che ora approda alla sua fase processuale.

Ne parliamo con uno dei legali che rappresentano e difendono in giudizio Ambra Tuci, ex responsabile degli eventi e del dipartimento educativo, e Francesco Burchielli, ex responsabile degli archivi e della collezione. Entrambi sono assistiti dalla Cgil di Pistoia. Le due posizioni sono state assegnate a due giudici diversi: quella di Burchielli al giudice Emanuela Benzo e quella di Tuci al giudice Francesco Barracca. La prima udienza è fissata per il 4 febbraio prossimo.

"Nel nostro ricorso al giudice del lavoro – ci spiega l’avvocato Chiara Scartabelli del foro di Pistoia, che rappresenta i due ex dipendenti insieme all’avvocato Serena Lenzi – sosteniamo che i licenziamenti siano ritorsivi e pretestuosi e se ne chiede la nullità. La Fondazione ha voluto allontanare i dipendenti senza giustificato motivo come ha voluto recidere ogni legame con la città di Pistoia nonostante il vincolo della Soprintendenza che non consentirebbe spostamenti.

"Chiediamo quindi l’annullamento – spiega ancora l’avvocato Scartabelli – perchè non sussiste il giustificato motivo oggettivo, in quanto non si ravvisano motivi economici che giustifichino l’allontanamento dei due dipendenti. La Fondazione – rileva il legale spiegando ancora come è stato articolato il ricorso – non è una impresa che persegue scopi di lucro, ma dovrebbe essere regolata dalla volontà della fondatrice, Mercedes Pedrazzini, ovvero Marina, la moglie di Marino Marini. I dipendenti, tra l’altro – conclude l’avvocato –, potevano essere trasferiti a Firenze". La Fondazione Marino Marini si è costituita in giudizio assistita dall’avvocato Mario Miceli del foro di Roma.

lucia agati