
Una postina in un'immagine d'archivio
Pistoia, 12 novembre 2017 - La toppa, a volte, è davvero peggio del buco. Un motto popolare che si addice alla perfezione al caso di una maldestra postina, che prima ha perso la raccomandata destinata a un utente di Pieve Santo Stefano e poi, presa dal panico, ha pensato di rimediare al suo errore falsificando la firma dell’uomo. Un maldestro tentativo che le è valso una condanna a otto mesi (pena sospesa). Una vicenda surreale che vede protagonisti da un lato una portalettere della montagna pistoiese di 49 anni e dall’altro un ignaro signore di Pieve Santo Stefano, che si è ritrovato suo malgrado ad essere vittima.
L’uomo ha capito che qualcosa non tornava quando ha iniziato a ricevere alcune cartelle sospette: a suo carico risultavano infatti alcuni pagamenti arretrati da saldare. Infuriato, si è allora presentato allo sportello delle Poste per chiedere spiegazioni. Gli impiegati dell’ufficio sono risaliti alla «letterina» che aveva scatenato tutto il pandemonio. Su un punto, però, le Poste e il cliente avevano visioni del tutto discordanti: agli addetti del servizio di consegna della corrispondenza risultava che la raccomandata fosse stata regolarmente consegnata, con tanto di firma del destinatario.
L’utente, dal canto suo, sosteneva invece di non aver mai apposto il suo «autografo». Insomma, secondo lui quello «scarabocchio» era un falso bello e buono.
Per fugare ogni dubbio è stata interpellata anche la polizia postale, ma l’indagine si è rivelata di gran lunga più semplice del previsto. È bastato rintracciare la portalettere che in teoria avrebbe dovuto consegnare la raccomandata; la donna, interrogata su quanto accaduto, ha confessato la sua malefatta. Ha ammesso di aver perso la lettera assicurata e di aver siglato lei la ricevuta di consegna falsificando la firma del destinatario, anziché avviare la procedura di smarrimento prevista in casi come questo. La donna, assunta con un contratto a tempo determinato, se la sarebbe probabilmente cavata magari con un richiamo e una penale di qualche decina di euro da pagare. Invece ha provato a insabbiare tutto, ma il tentativo di «nascondere la polvere sotto al tappeto» le si è ritorto contro. Una storia che si sarebbe potuta risolvere con qualche passaggio «burocratico» è invece terminata con un processo al tribunale di Lucca, davanti al giudice Gerardo Boragine, che ha condannato la postina pistoiese a otto mesi (pena sospesa) per falso.