
Padre Cipriano Ricotti è qui al centro della foto, durante una cerimonia L’immagine è tratta dal trimestrale «Noidiqua»
Era originario di Quarrata, per la precisione di Vignole, padre Cipriano Ricotti, frate domenicano che a Firenze salvò centinaia di ebrei. Per questo gli studenti della 3A della secondaria di primo grado Dante Alighieri (comprensivo Bonaccorso da Montemagno), insieme a tre docenti, Daniela Del Monaco, Andrea Lottini e Gerlandina Prestia, hanno preparato un pannello con Qr code che rimanda a video e audio che raccontano la storia del frate, riconosciuto dal 1972 "Giusto fra le Nazioni" nello Yad Vashem di Gerusalemme. Una storia di coraggio e di grande umanità, che spinse padre Ricotti anche a falsificare dei documenti di identità, per aiutare i perseguitati a sfuggire ai rastrellamenti dei nazisti.
Il pannello sarà inaugurato, nel giardino della scuola, alle ore 12 di lunedì 27 gennaio, giorno della Memoria. Parteciperanno il dirigente Luca Gaggioli e il sindaco Gabriele Romiti con alcuni assessori. Ademaro (detto Cipriano) Ricotti, nato a Vignole il 22 novembre 1916, era entrato a 12 anni nel convento domenicano di Fiesole e a 23 anni prese i voti e diventò sacerdote. E’ stato descritto come "uomo dinamico e d’intelletto", laureato in lettere, ed era diventato priore superiore in diversi conventi, fra cui quello di San Marco in Firenze e San Domenico di Fiesole.
Ma è per ciò che il frate ebbe l’audacia di fare, dopo l’8 settembre 1943, a soli 27 anni, che è stato inserito tra i "Giusti fra le Nazioni", ossia coloro che pur non essendo ebrei e senza interesse personale hanno salvato almeno una vita. Nella Firenze di Elia Dalla Costa, Giorgio La Pira e del rabbino Nathan Cassuto, entrò con don Leto Casini e altri nel Comitato che dava assistenza, nascondendole e fornendole di documenti falsi, le persone ebree. Padre Cipriano si era procurato il timbro di un Comune vicino con il quale vidimare le false carte d’identità. Si stima che fra il settembre 1943 e il febbraio 1945 siano stati oltre 110 gli ebrei italiani e circa 220 gli ebrei non italiani salvati a Firenze dal Comitato di assistenza.
Finita la guerra, Cipriano mantenne una grande amicizia con Giorgio La Pira, al quale rimase accanto nel momento della morte nel 1977. "Tra i ricordi che conservo di padre Cipriano – ha scritto il confratello domenicano Paolo Sbaffoni sulla rivista della congregazione – resta in modo indelebile quanto raccontò lui stesso: “Un giorno, mentre uscivo di convento per svolgere l’attività in favore degli ebrei perseguitati, venni fermato da un uomo che con tono minaccioso mi disse: ’Padre, sappiamo tutto. Se continua in tale attività lei verrà perseguito e daremo fuoco al convento’. Io rimasi molto scosso e non tanto la paura di perdere la vita che mi assillò, ma il pensiero che fosse davvero distrutto il convento di San Marco e subissero angherie i miei confratelli".
Daniela Gori