MARTINA VACCA
Cronaca

Martellate alla moglie: chiesti 10 anni

La furia dell'anziano fu scatenata dalla gelosia. Il pm Curreli: "Agì con lucidità"

Giuseppe Giglietti, nella caserma dei carabinieri

Pistoia, 25 gennaio 2019 - "Stavolta l’ho combinata grossa con tua madre. Forse l’ho uccisa". Sono da poco passate le 13,30 del 14 novembre 2017. Giuseppe Giglietti, oggi 79 anni, chiama al telefono una delle figlie e chiede aiuto, le chiede di venire a casa, in via di San Michele a Catena di Quarrata, un gruppetto di case a pochi passi da villa La Costaglia. Ha colpito con un martello la moglie, Vincenzina Russo, oggi 69 anni, al termine di una lite scatenata dalla sua gelosia e lei è scappata. Con un asciugamano legato sulla testa, i capelli insanguinati, la donna si è rifugiata dalla vicina di casa.

Sono momenti drammatici quelli ripercorsi ieri mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet, dal pubblico ministero Claudio Curreli che, al termine della sua requisitoria ha chiesto per l’uomo, che oggi si trova in una casa di cura, la condanna a 10 anni di reclusione per tentato omicidio, o in alternativa una misura di sicurezza non inferiore, nel caso venga riconosciuta l’incapacità di intendere e volere. Ed è proprio sulla perizia psichiatrica che si gioca gran parte del processo. Giglietti, originario di San Casciano di Bagni (Siena), ma da sempre residente a Catena di Quarrata, da due anni vive in una casa di cura.

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero Claudio Curreli, che ha diretto le indagini dei carabinieri di Quarrata e del Norm di Pistoia, l’uomo avrebbe agito con lucidità, armato dalla gelosia che avrebbe segnato da sempre il rapporto con la moglie. Sarebbe stato proprio lui, come ha spiegato il pm in aula, a condurre i carabinieri, arrivati pochi minuti dopo la terribile aggressione, nella rimessa dove teneva il martello con cui aveva appena colpito al moglie. Ai militari si era presentato così, mani e scarpe insanguinate, le tracce dell’agguato appena consumato nella cucina e sul pavimento della casa. E poi aveva ammesso tutto, spiegando di aver agito per gelosia, dopo una provocazione della moglie, che gli aveva detto di averlo tradito. La stessa versione data alla figlia, nella telefonata: «Sono colpevole – avrebbe ammesso – mi sono fatto prendere dalla gelosia».

Dopo i primi colpi in testa, la donna si era difesa parandosi con una mano, anche questa raggiunta dalle martellate. Il consulente nominato dal pm, dottor Pierotti, ha accertato che la donna, rappresentata in aula dall’avvocato Tommaso Magni di Prato, fu raggiunta da 8 colpi, medicati con 21 punti di sutura. I colpi reiterati e il tempo intercorso tra le ultime parole della moglie e l’assalto del marito testimonierebbero, secondo l’accusa, la lucidità dell’uomo, diversamente da quanto sostiene il consulente nominato dal giudice. Una tesi, quella della incapacità di intendere e volere profilata dalla ctu del dottor Marchi, sostenuta anche dall’avvocato difensore, Teresa Carillo di Prato, che ha chiesto perciò l’assoluzione o, in subordine, la riqualificazione del reato in lesioni gravi. Il processo riprende il 7 febbraio per le repliche del pm e la sentenza.