"Bella ciao". Addio a Marina Biagioni, l’ultima staffetta partigiana

Marina faceva parte di una famiglia di antifascisti e di partigiani

Una giovane Marina Biagioni col suo amore Rolando

Una giovane Marina Biagioni col suo amore Rolando

Pistoia, 19 agosto 2019 - Elegante, bella, con lo sguardo fiero come nelle sue foto da giovinetta, Marina Biagioni aveva voluto partecipare di persona, il 10 luglio scorso, alla presentazione del libro di Dunia Sardi sulla sua esperienza di staffetta partigiana e di giovane donna di una famiglia impegnata nella resistenza contro i nazifascisti.

Ora che Marina se n’è andata, all’età di 92 anni, quel volume «Marina staffetta partigiana», voluto dal presidente dell’istituto Storico della Resistenza Roberto Barontini e magnificamente scritto da Dunia Sardi, acquisisce ulteriore valore. E’ un doveroso riconoscimento al ruolo delle donne, spesso ignorato o disconosciuto, nella Resistenza.

Marina faceva parte di una famiglia di antifascisti e di partigiani, i suoi fratelli Dante e Omero erano in montagna a combattere e così il suo giovane innamorato Rolando Magni, che poi divenne suo marito. Aveva 16 anni Marina quando collaborò così attivamente alla Resistenza da far apparire anche un po’ riduttivo il termine di «staffetta».

Non solo contribuì al trasferimento di notizie e materiali utili ai resistenti, ma nascose in casa le armi, avvolgendole in una tela di juta e sotterrandole nell’orto, le ripuliva e le lucidava e all’occorrenza le portava nei depositi segreti convenuti. Le sue mani di adolescente sapevano come confezionare una molotov.

Ogni giorno metteva a rischio la sua vita e correva forse pericoli maggiori dei partigiani in montagna. Marina aveva introiettato i valori e gli ideali politici di casa sua. Già prima della guerra andava a lavorare a Prato in bicicletta ma fu cacciata dal padrone perché «figlia di comunisti».

Accanto a lei c’erano altre donne coraggiose come la cognata Dina, la moglie di Omero, che fu imprigionata e abortì in seguito alle violenze subite, oppure la nonna Sabatina, che organizzò quello che oggi chiameremmo un sit-in con tutti i familiari, compresi i bambini, davanti alla stazione dei Carabinieri di Agliana per far liberare la nuora Imola. Non solo la passione politica e la fedeltà alla famiglia motivava Marina ad aiutare i partigiani, ma anche l’amore per il giovane Rolando Magni il suo futuro marito. Una delle pagine più toccanti del libro racconta dei suoi fugaci incontri con Rolando quando lui veniva con la bicicletta a casa a prendere le armi. Poche parole, sguardi pieni di amore, il tocco di una mano e poi via, ciascuno al suo posto, nella lotta antifascista.