Margherita, memorie dall’Alzheimer. Un’epoca storica ’ricostruita’ prima che il male cancellasse tutto

Dagli 89 ai 90 anni ha scritto a mano molte pagine che sono poi diventate un libro, presentato alla Smilea. Racconta la vita dei carbonai in Corsica e le ferite della discriminazione, la guerra, la fame e la ricostruzione.

Scrivendo le memorie della sua vita passata e in particolare della sua gioventù Margherita Papi ha sconfitto l’oblio a cui la stava per condannare la malattia di Alzheimer. Lo ha fatto all’età di 89 e 90 anni, vergando a mano le pagine di molti quaderni, prima che il morbo cancellasse del tutto i suoi ricordi. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2022, la figlia Laura Gelli ha raccolto e trascritto col computer i manoscritti della mamma e ne ha curato la pubblicazione in un libro straordinario, intitolato "Una Margherita del 1930", edito da Effegi. Il volume è stato presentato nel salone di villa Smilea davanti a un pubblico folto e commosso. Il libro ricostruisce, insieme alla vita di Margherita, un’intera epoca storica, la situazione sociale di una generazione e in particolare la condizione di chi si trovò a essere profugo ed emigrato. Margherita era nata nel 1930 in Corsica dove il babbo Luigi, originario di Tobbiana, era emigrato con la moglie come tanti suoi compaesani che lavoravano come carbonai e nell’isola francese si era costruito un certo benessere con un’attività commerciale. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1939, per gli italiani in Francia la situazione divenne molto difficile e quindi la famiglia Papi fu costretta tornare in Italia come tanti altri profughi di guerra. Margherita provò la ferita della discriminazione quando andò nella sua scuola in Corsica per salutare e fu accolta con una freddezza gelida e ostile. In Italia poi, chi parlava il francese come madre-lingua, fu sottoposta all’obbligo di parlare solo italiano dalla politica linguistica del regime fascista. Dal mare della Corsica, che la piccola Margherita vedeva dalla sua stanza, ai monti boscosi di Tobbiana il passaggio non fu facile e drammatici furono gli anni della guerra e della ricostruzione. Nelle duecento pagine del libro si intrecciano la vicenda personale e quella sociale di Montale e dell’Italia, la guerra e la fame, le compagnie del carbone che da Tobbiana partivano per la Sardegna, l’incontro con gli sfollati di Prato che si rifugiavano nella campagna e nella montagna montalese, gli eccidi di civili durante l’occupazione tedesca, l’arrivo degli americani, la ricostruzione, lo sviluppo dell’industria e il lavoro nelle fabbriche a Prato. Margherita racconta anche il suo incontro con l’amore da cui è nata la costruzione della sua famiglia. Sono state le figlie Paola e Laura a prendersi cura di lei quando si è ammalata e Laura l’ha sollecitata a scrivere i suoi ricordi e quelli più vivi erano naturalmente i più lontani. Grazie alla scrittura Margherita ha difeso una parte importante di sé. Il libro è un’eredità spirituale di valore inestimabile per i suoi discendenti e per tutta la comunità. Alla presentazione, condotta dalla professoressa Elena Dei con la curatrice Laura Gelli era come se Margherita fosse lì, con la tenacia del ricordo.

Giacomo Bini