
Mancano 130 infermieri negli ospedali pistoiesi: "Doppi turni senza riposo. Personale allo stremo"
L’allarme del Coordinamento regionale del NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, è chiaro e netto: "in Toscana mancano all’appello almeno 5mila infermieri". Di questi, poco più di 130 possono essere annoverati nella provincia di Pistoia fra i vari presidi ospedalieri. Numeri che fanno indubbiamente paura e preoccupare, soprattutto per quella che è la normale turnazione di chi è in servizio e la presenza di personale con tante ore di lavoro in più sul groppone con, magari, meno lucidità.
"Se vogliamo fare una media fra le strutture ospedaliere di Pistoia e Pescia, unitamente al Piot di San Marcello, siamo intorno alle 130 persone che mancano in servizio – afferma Rosa Scelta, segretario territoriale per Pistoia del NurSind – questo vuol dire che le ricadute sull’attività sono evidenti. Il personale presente, infatti, è costretto a fare rientri e turni in più rispetto a quello che dovrebbe l’orario da contratto. D’altro lato, però, si cerca di far subire il meno possibile queste carenze ai pazienti che sono ricoverati nei reparti ospedalieri in modo da poter garantire servizi e l’assistenza a tutto tondo".
La situazione pistoiese si inserisce in un quadro nazionale nel quale la stima di deficit arriva a 65mila infermieri che mancano e, come detto, di almeno 5mila in Toscana. "Come organizzazione sindacale – aggiunge il coordinatore regionale Giampaolo Giannoni – stiamo facendo pressioni a tutti i livelli affinché le anacronistiche normative nazionali sui tetti di spesa che riguardano il personale vengano riviste. Intanto, a livello toscano, la Regione la smetta con questo immobilismo e autorizzi le aziende sanitarie a finalizzare le assunzioni del personale, che attualmente vengono centellinate". Dopo la pausa estiva tutti i servizi sono stati riaperti e, data l’ormai cronica scarsità di personale, i sanitari sono costretti a continui rientri per garantire tali servizi. Per far questo le aziende sanitarie ricorrono alle cosiddette prestazioni aggiuntive, che finiscono per pesare sui bilanci. E, allo stesso modo, giungono segnalazioni di infermieri che, nella stessa giornata, sono chiamati in servizio sia la mattina che la notte successiva per poter garantire la continuità andando contro quella che è la normativa acquisita. E, fra gli aspetti che vengono considerati in maniera minoritaria, c’è anche il fatto della scarsa appetibilità del mestiere, segno dei tempi e del fatto che i giovani, chi si iscrive all’università, preferisce andare altrove.
Basti pensare che il numero degli studenti che si immatricola a infermieristica cala anno dopo anno e, in questo settembre, siamo intorno al -10% rispetto al 2022. E questo perché? Gli under 25 che vogliono approcciarsi al mestiere infermieristico sbattono contro la realtà di carichi di lavoro ritenuti insostenibili, stipendi non all’altezza e zero possibilità di far carriera. "Tutti aspetti - conclude Giannoni - che non possono che preoccuparci soprattutto in prospettiva, quando a questa scarsità di "forze fresche" si affiancherà il pensionamento di quanti usciranno dal mondo del lavoro per raggiunti limiti di età. Non è allarmismo dire che all’orizzonte si prospetta una tempesta perfetta".
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