Ma le culle sono più vuote: natalità al ribasso

In cinque anni i numeri indicano un calo del 1,5%, attestandosi in linea con la media regionale e al di sotto di quella nazionale

Migration

Una provincia che continua a decrescere dal punto di vista delle presenze umane e che, nel giro di cinque anni (dal 2015 al 2020), ha visto crollare l’indice di natalità di oltre un punto e mezzo percentuale. A dirlo sono le rilevazioni che arrivano da una recente pubblicazione de "Il Sole 24 Ore" che si basa sui dati forniti dall’Istat: numeri non completi perché i comuni messi nel mirino sono 14 su 20 (mancano soprattutto quelli della nostra montagna che potrebbero, però, fornire un quadro ancora più allarmante) ma, appunto, rappresentano la maggioranza e quindi danno una indicazione ugualmente significativa di dove "vola la cicogna" da un angolo all’altro del nostro territorio. Un quadro complessivo che va, ovviamente, calibrato sui valori nazionali che dicono come il Trentino Alto Adige rappresenti il più grande bacino di nascituri in Italia negli ultimi cinque anni a fronte di una media italiana che arriva al 7% mentre, la Toscana, si attesta circa al 6% e, come nella nostra provincia, il calo generale è ad un passo dalla soglia del 2% con il valore complessivo che arriva al 6,07%, sostanzialmente in perfetta linea con quello che succede nel resto del Granducato. Analizzando la panoramica, nel 2020 (quindi i dati sono già comprensivi dei mesi più duri della pandemia) la località che ha avuto l’indice migliore è Agliana che si è stabilizzata al 7,01% come natalità, unico comune che è riuscito – seppur di poco – ad andare oltre quella soglia, ma comunque sempre con un valore decisamente negativo rispetto a quelli che erano i dati del 2015.

Un po’ a sorpresa, a seguire c’è Sambuca Pistoiese con il 6,76% davanti a Chiesina Uzzanese con 6,67%. Qua e là appare evidente come i numeri della Valdinievole, vista la prossimità dei vari comuni, siano molto simili anche se in Padule le differenze si fanno sentire (a Ponte Buggianese c’è oltre un punto percentuale in meno di differenza per le nascite proprio rispetto a Chiesina). Vicino alla media effettiva il capoluogo, col 6% di indice di natalità, che rimane alle spalle anche di Montecatini, Monsummano e Quarrata, a parimerito con Pescia e leggermente davanti a Pieve a Nievole. Chiude la classifica, con l’indice al 5%, Montale, che è anche il comune che perde maggiormente nascite rispetto al 2015 quando aveva una incidenza addirittura dell’8,71%. Proprio in merito ai numeri del 2015, va detto che l’indice medio provinciale era al 7,57% caratterizzato da realtà anche più sostanziose: la stessa Montale, per esempio, era al terzo posto sopravanzata dal resto della Piana con Quarrata al 9,17% e Agliana all’8,82%: otto anni fa, quindi, nascevano molti più bambini nell’area di confine con Prato piuttosto che nel resto del territorio. In Valdinievole, invece, la locomotiva era Monsummano (8,29%) mentre la differenza di Montecatini Terme è davvero irrisoria (un calo del 0,3%) con l’unico comune in controtendenza che è Sambuca Pistoiese che ha visto una crescita dello 0,6% nonostante si tratti di una zona disagiata con le attività economiche sempre più ridotte al lumicino. Ed in un quadro generale, numeri alla mano degli ultimi mesi, di una provincia che ha i tassi di disoccupazione più elevati della Toscana, soprattutto per le donne, con gli assegni più alti del reddito di cittadinanza, le pensioni lavorative ai minimi storici e con un incremento importante di chi si affida alla Caritas per poter mettere insieme il pranzo con la cena, sapere di non poter contare su di un deciso ricambio generazionale è un vero campanello d’allarme anche per il medio e lungo periodo.

Saverio Melegari