Lavoro ai livelli pre-Covid, però il tasso di disoccupazione aumenta

Nel Pistoiese 4.500 posti in più pari al +3,9%. Il trend è influenzato. soprattutto dai dipendenti

Quanto al lavoro, Pistoia è tornata ai livelli pre-covid. L’andamento degli occupati residenti, in particolare, ha fatto osservare un aumento di circa 4500 posti di lavoro (+3,9%), con l’occupazione complessiva che si attesta a circa 119mila unità (come nel 2019). L’aumento degli occupati è ascrivibile sia ai lavoratori autonomi (+2,5%) sia, in maggior misura, ai dipendenti (+4,4%). Di contro, a preoccupare è il vertiginoso aumento dei disoccupati: +19,6% (circa 13mila persone, a fronte delle circa 11mila del 2020 e del 2019), per un tasso di disoccupazione e che sfiora i dieci punti percentuali (9,8%). Le stime Prometeia danno conto di una domanda di lavoro in aumento del 6,4% ma che andrebbe ad attenuarsi nel 2022 (+1,2%) con un tasso di disoccupazione che dovrebbe arrivare fino al 10,3%, se consideriamo l’ulteriore crescita dei disoccupati; l’occupazione residente risulterebbe invece stagnante (+0,4%). Quanto agli avviamenti, quelli pistoiesi sono aumentati del 18,2% con un volume di attivazioni che corrisponde a circa 6500 unità in più, dopo che nel 2020 erano diminuite del 18,5%, arrivando ad un ammontare totale di 42.261 avviamenti. Il lavoro a termine aumenta ad un ritmo lievemente inferiore alla media regionale (+20,8% rispetto a +22,9%) pur evidenziando una quota di incidenza di poco al di sopra (57,1% rispetto a 55,4%). L’incremento del lavoro a tempo indeterminato è stato rilevante ma meno dinamico (+15,6%) insieme ad aumenti più consistenti per apprendistato (+46,2%) e tirocinio (+43,2%) mentre il lavoro intermittente cresce poco più del determinato (+28,9%). Il volume di avviamenti rilevati fa segnare una differenza negativa di 3,7 punti rispetto al livello del 2019, risentendo soprattutto del contributo del lavoro a tempo indeterminato (-10,4% e circa 600 attivazioni in meno), delle collaborazioni (-31,2% e 450 attivazioni in meno) e del lavoro intermittente (-15,2% e -600 unità all’incirca). Il dato cumulato dei primi tre mesi del 2022 evidenzia circa 11 mila e 500 avviamenti e se prendiamo i numeri indice (annualizzati) ci troviamo 5,3 punti percentuali al di sopra della media 2019. "Sono necessarie politiche economiche nazionali e regionali all’insegna della redistribuzione di reddito a favore dei ceti meno abbienti e politiche occupazionali che limitino forme di lavoro precarie", ha detto Gianfranco Francese, presidente del centro studi.

albe