
Gianfranco Chiavacci davanti alle sue opere
L’appuntamento, praticamente quotidiano, era a casa. Dell’uno o dell’altro poco importava. Ciò che importava sopra ogni cosa era parlare. Di tutto o di niente, ma farlo avendo avuto cura di premere il tasto "record". Insieme a loro solo un registratore, a star lì quale fedele testimone di quel discorrere sguinzagliato. Ne uscivano novanta, centoventi minuti di conversazioni fiume da riascoltare "a freddo" per estrapolare visioni, spunti, idee e ogni volta su argomenti che con l’arte avevano a che fare, ma solo per chi sapeva guardare oltre: la materia, le particelle, gli atomi. È stato un dialogo a flusso continuo, di grande spessore quello che per decenni ha accompagnato l’amicizia fraterna (e alimentato vicendevolmente il loro fare arte) tra Fernando Melani e Gianfranco Chiavacci e questo, tradotto in opere, vuole raccontare la mostra "Chiavacci e Melani, arte tra binarietà e particelle" fino al 28 settembre al Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni di Pistoia. Curata da Bruno Corà, promossa e organizzata da Post Art in collaborazione con il Comune di Pistoia, l’esposizione si compie in un anno particolare nel quale ricorrono il quarantesimo dalla morte di Melani e i trentacinque anni dall’ampia retrospettiva che segnò l’avvio dell’attività del Fabroni come luogo dedicato all’arte moderna e contemporanea. La mostra si articola in dieci sale e propone pitture, fotografie e disegni, assieme ad altri elaborati di varia natura, a dimostrazione della trasversalità di un dialogo che quando è iniziato – erano gli anni Sessanta – poi si è interrotto solo per motivi naturali, ovvero la morte di Melani, mancato nel 1985.
Entrambi accomunati dall’idea che dipingere equivalesse a "porre del materiale su una superficie", Chiavacci e Melani hanno dato vita a una inesauribile contaminazione, frutto di un sincero e continuo scambio intellettuale che li ha animati nella loro fraterna amicizia rendendoli di fatto due pionieri assoluti in ambito arte-tecnologia e arte-scienza. Le opere di Melani provengono dalla Casa-Studio di Corso Gramsci, mentre quelle di Chiavacci provengono dall’Archivio a lui intitolato. "Quelle di Chiavacci e di Melani sono due esperienze maturate nella stessa città– spiega il curatore -. Diversi per estrazione sociale e culturale, i due artisti convergono per interessi culturali, scientifici, artistici e di pura ricerca cognitiva: Chiavacci, interessato all’uso del linguaggio binario matematico finalizzato al conseguimento di immagini su base pittorica e non solo; Melani, interessato alla fisica quantistica, di cui assume dati attraverso assidue consultazioni di riviste e opuscoli scientifici per accertare alla luce dell’entità particellare, la vera realtà della materia da elaborare in esperienze artistiche di carattere sia pittorico che plastico. La mostra pone a confronto una serie di opere dei due artisti". La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19, il sabato, la domenica e i festivi dalle 11 alle 19; chiuso il lunedì.
l.m.