REDAZIONE PISTOIA

"L’Abetone le deve davvero molto Ora merita di essere ricordata"

Il direttore tecnico della Saf era un amico della mitica campionessa: "Che bello sciare insieme a lei"

"L’Abetone le deve molto. Perché è grazie a Celina Seghi, a Zeno Colò, a Vittorio Chierroni, a Gaetano Coppi, a Paride Milianti e ai tanti campioni di quegli anni se l’Abetone è riconosciuto ovunque come patria dello sci italiano". Non ha dubbi Giampiero Danti, direttore tecnico della Società Abetone Funivie e profondo conoscitore della sua montagna.

E quindi, Danti, come pensa che l’Abetone si debba "sdebitare"?

"Sicuramente dedicandole una strada o una piazza, oltre alla pista che già le è stata intitolata in Val di Luce. Di certo qualcosa di importante. Celina se lo merita. Questo a livello pubblico".

E a livello privato o aziendale? "Ci stiamo pensando. Del resto a Zeno Colò la Società Abetone Funivie ha intitolato il rifugio che si trova sulla cima del monte Gomito. Credo che sia giusto che qualcosa di importante si faccia anche per Celina".

Che ricordo ha del "topolino delle nevi"?

"Per la verità ne ho moltissimi, stiamo parlando dei ricordi di una vita. Posso dire, senza timore di essere smentito, di essere una delle persone che le negli anni le sono state più vicine".

Le vostre sciate sono ormai una sorta di leggenda all’Abetone…

"Ho avuto spesso il piacere e l’onore di accompagnarla a sciare. Non si tirava mai indietro, non ha mai dimostrato di aver paura. Anche quando non era più giovanissima. Ricordi bellissimi, che porterò sempre dentro di me".

La sua caratteristica principale?

"La simpatia. Celina era una persona solare, sempre sorridente, con una parola buona per tutti. E’ vero quello che hanno detto i parenti durante la cerimonia funebre, ovvero che era incapace di odiare. E questa credo che sia davvero una grandissima dote che ha contribuito a fare di Celina quella grande donna amata da tutta la comunità abetonese, la sua comunità".

Parliamo di valori. Cosa aveva in più, secondo lei, la generazione dei grandi campioni abetonesi rispetto a oggi?

"Quegli uomini e quelle donne hanno fatto la storia dello sci. E l’hanno fatta in punta di piedi, senza ostentare e assumere atteggiamenti da star. Quando tornavano all’Abetone posavano gli sci e si mettevano a tagliare il bosco. Con umiltà. I campioni di oggi, invece, sono diversi. Spesso manca la volontà di sacrificarsi. E, forse, anche un po’ di passione. A pensarci bene sono questi due aspetti a fare la differenza".

co.da.