La Centrale Cross intitolata a Nicola Roccella

L’omaggio del direttore Piero Paolini: "Rappresenta il suo spirito guerriero". La commozione della famiglia

Ci sono cuori che quando si fermano lasciano il segno della loro immensità che diventa, con doloroso sgomento, visibile a tutti, di colpo. Il cuore del dottor Nicola Roccella si fermò all’improvviso, dieci anni fa, il 2 marzo. Aveva 39 anni e di cuori ne aveva fatti ripartire tanti. Originario di Livorno, lavorava al 118, sia di Pistoia che della Valdinievole. Era un medico straordinario. Un rianimatore che non si arrendeva. Volava anche con l’equipaggio del Soccorso Alpino, un altro dei suoi impegni che facevano di lui una colonna portante delle emergenze. Lasciò, impietriti dal dolore, la compagna Stefania, il figlio Tommaso, i genitori e la sorella, Valentina. In suo onore fu aperta una pagina Facebook “Per non dimenticare una grande persona“ che ancora oggi è animata da cinquecento persone.

Oggi, per onorare la sua memoria, “in loving memory“, gli viene intitolato il fiore all’occhiello del soccorso pistoiese. Oggi gli viene intitolata la sala della Cross (Centrale remota operazioni di soccorso sanitario), che dal bunker sotto il 118, in viale Matteotti, coordina, in questa fase, il trasferimento dei malati di covid in tutta Italia. La proposta è stata del dottor Piero Paolini, direttore della centrale operativa 118 e direttore dell’area aziendale centrali 118, e che tutti, a partire dall’Azienda sanitaria, hanno accolto con emozione: "E con grande entusiasmo – ci ha detto Paolini – perchè il ricordo di Nicola è sempre vivo nel cuore di tutti".

"La Centrale Cross – ha scritto il direttore ai genitori di Nicola – è stata protagonista in questa pandemia sia a livello nazionale che europeo e, secondo noi, impersonifica lo spirito guerriero e mai domo che contraddistingueva Nicola". Osvaldo Roccella e Mila Tognetti, il babbo e la mamma di Nicola, hanno accolto questa notizia con profonda commozione e gratitudine.

Oggi saranno alla messa per Nicola, nel Duomo di Livorno, alle 18. Il nostro giornale si stringe con tanto affetto alla famiglia di Nicola che ricordiamo con le sue stesse parole, tratte da una lettera che ci inviò dopo aver cercato di far ripartire il cuore di un babbo, era il 9 agosto del 2010.

"Alla fine penso, che nelle misteriose e incomprensibili equazioni della vita, la scienza si ferma, viviamo per una serie di cause concatenate in parte, a certe domande non c’è e mai ci potrà essere risposta, vale comunque la pena di vivere la nostra giornata, non dico come l’ultima, ma come una delle ultime e senza fare retorica ogni tanto guardare un tramonto, una margherita, il volo di un gabbiano. Essere vivi è un miracolo, essere vivi e sani sono due miracoli. Ogni tanto ricordiamoci che respirare, osservare, ascoltare sono immensi privilegi che non toccano a tutti".

lucia agati