Assunti filosofici che risiedono nell’umanità incontrata a caso, fosse anche, per dirne uno di quelli davvero incrociati, un falegname del monte Amiata. Un modo per dire che la strada racconta tanto (tutto) e lo fa praticamente sempre senza filtri. Cruda e per questo vera. E la strada si conferma ancora una volta luogo di ricerca per Gli Omini che a questo nuovo cercare hanno dato un nome: "Trucioli". Arriva al Francini di Casalguidi stasera (ore 21) il nuovo spettacolo prodotto dal Teatro Metastasio di Prato della compagnia toscana (Francesco Rotelli, Giulia Zacchini e Luca Zacchini), un nuovo capitolo che arricchisce quel fare teatro che è marchio di fabbrica de Gli Omini. Ne abbiamo parlato con Giulia Zacchini che di "Trucioli" firma la drammaturgia.
Com’è nato lo spettacolo?
"Ciclicamente ci capita di renderci conto di aver accumulato una gran quantità di materiale umano in forma di intervista. Così è stato, abbiamo ripreso tutti quei personaggi che ci avevano accompagnato e che ci erano rimasti addosso. Ne esce un ritratto dell’Italia da Nord a Sud, frammentato in due parti. Nella prima una sorta d’introduzione al nostro lavoro di ricerca sotto la metafora del falegname. La seconda diventa invece interattiva, è il pubblico a scegliere cosa fare come se avesse davanti un jukebox della miseria".
Cosa sarebbero Gli Omini senza tutta questa umanità tipica dei vostri progetti?
"Ogni tanto ci piace anche uscire dal sentiero, vedi gli spettacoli sui santi o Circolo Popolare Artico. Ma immaginare gli Omìni senza òmini e donne… difficile". ‘Gli Omini – si legge nella vostra bio - nascono con il primo obiettivo di avvicinare le persone al teatro’: ci siete riusciti?
"Coi nostri progetti di indagine, quando cioè c’è un coinvolgimento in prima persona, si riesce, negli altri non sempre. Su questo aspetto ci sarebbe una riflessione molto ampia da fare. Ma l’unico modo per trovare un senso al fare teatro per noi è farlo davanti a un pubblico bello folto. Anche per questo riusciamo poco a staccarci dal ‘nostro genere’".
Dal 2019 avete una casa a Pistoia, la Segheria: cosa vi ha restituito questo nuovo progetto?
"Abbiamo capito che abbiamo degli affezionati a Pistoia che ci seguono. E non è scontato riuscire a formare un pubblico che viene per la sola fiducia nelle nostre scelte. Detto questo, siamo nati col vanto ‘zero distanziamento sociale’ nel momento in cui invece questo è diventato un problema. In assenza di sostegni poi e potendo contare solo sulle nostre forze è complesso programmare. Intanto puntiamo su eventi estivi".
Nuovi spettacoli?
"L’11 maggio debuttiamo a Prato e poi saremo nel Bolognese con ‘Sbucci’, un’indagine sui bambini delle elementari. Le parole degli adulti stavano iniziando a pesarci, avevamo bisogno di energia nuova. E l’abbiamo trovata".
linda meoni