Il laghetto non c’è più "Era un bene ambientale"

Il rammarico di un ex cacciatore per la decisione, legittima, del proprietario. L’invaso era artificiale ed è stato spianato con il permesso del Comune

Migration

Un laghetto artificiale nella campagna a sud dell’abitato di Montale è stato eliminato con le ruspe per iniziativa del proprietario del terreno. La scomparsa del lago ha suscitato la protesta di un ex cacciatore montalese appassionato di avio-fauna che denuncia "la distruzione di un bene ambientale, di un prezioso ecosistema in cui nidificavano centinaia di specie di uccelli". "Era l’unico lago del genere esistente nel territorio di Montale – dice l’ex cacciatore (che preferisce non venga pubblicato il suo nome) – c’erano delle specie che non si possono riscontrare in altre zone umide, un’oasi di biodiversità che ora è stata cancellata". Il lago, lungo via Papini, nei campi a sud della fabbrica Sifim, a pochi minuti dal centro del paese, era di proprietà privata e fu costruito alcuni decenni or sono dal padre dell’attuale proprietario per la pratica della caccia. "Quando mio padre comprò il terreno, incluso un immobile, il lago non c’era – spiega il proprietario – siccome mio padre era un appassionato di caccia decise, insieme ad altri soci, di realizzare quel lago artificiale proprio per cacciare gli acquatici, lo utilizzavano solo mio padre e i suoi soci per questo scopo. Fecero tutto in regola, chiedendo e ottenendo tutti i permessi del caso. Ora da un po’ di tempo nessuno più ci cacciava e ho deciso di riportare il terreno al suo stato originario. Ho informato l’ufficio tecnico del Comune, chiedendo quali passi dovevamo fare e mi sono mosso in maniera corretta e legale. A suo tempo fu chiesto al Comune di fare il lago e fu data l’autorizzazione, ora ho chiesto di tornare all’origine e così è stato". L’eliminazione del lago è stata compiuta da una ditta incaricata dal proprietario che ha utilizzato dei mezzi per il movimento terra. Le ruspe hanno pareggiato il terreno togliendo l’invaso e hanno anche demolito le strutture di appostamento in legno costruite a suo tempo dai cacciatori, come capanni, barriere longitudinali ai bordi del lago. Nello spianare l’area è stata anche eliminata la vegetazione che sorgeva nell’area umida. "Era uno dei pochi luoghi adatti per gli uccelli della zona e per le specie migratorie – dice l’ex cacciatore – costituiva un elemento di raccordo con il bosco delle colline. In una campagna ormai quasi completamente occupata da insediamenti urbani oppure da coltivazioni intensive quel laghetto aveva a mio parere un grande valore dal punto di viste ecologico e non mi pare giusto che sia scomparso nell’indifferenza delle istituzioni e della comunità". Si fronteggiano dunque due ragioni, quella del legittimo proprietario che elimina quella che considera una struttura sportiva privata, come fosse una piscina o un campo da tennis sul suo terreno e quello dell’ex cacciatore che dà al laghetto una valenza di bene comune, di pubblico interesse. "Se è vero che le normative non consentono di tutelare un bene del genere – sostiene l’ex cacciatore – è una cosa grave, vuol dire che le tante specie di uccelli che da sempre hanno popolato il nostro territorio non hanno più diritto di cittadinanza e ne vengono espulse, alla faccia dell’ambientalismo".

Giacomo Bini