
Qui s’incrociano storie e vite, qui c’è un concentrato di emozioni e malinconie, quasi fosse un ‘time-lapse’ ultraveloce della vita che scorre. Qui tutto inizia, ma qui tutto può anche finire. Stazioni e treni sono sintesi dell’esistenza, di persone ma anche di Paesi, come ben racconta "Treni letterari-Binari, ferrovie e stazioni in Italia tra ‘800 e ‘900" (Lindau, 2020) a cura di Giovanni Capecchi e Maurizio Pistelli, libro che raccoglie gli interventi del convegno svoltosi all’Università per Stranieri di Perugia nel novembre 2019.
Non una trascrizione fedele degli atti di quella due giorni, ma una riflessione che da quelli è partita, aggiungendo nuovi interventi a cura di docenti di atenei italiani e stranieri ma pure di giovani dottorandi, e sviscerando nuovi argomenti con relatori in quell’occasione non presenti. Verga, Fogazzaro, Carducci, il Pascoli, Vittorini, Sciascia, Buzzati o Pirandello: i "Treni letterari" passano anche dall’opera di questi autori, documentando con attenzione quanto il tema del viaggio ferrato sia nel nostro dna, quanto il treno sia "presenza possente, sfondo ideale per storie di incontri, amori e miserie umane", "patria comune degli sconosciuti. La scialuppa meccanica di naufraghi. E la vasta platea degli uomini soli – scrive Marino Biondi – potrebbe riconoscersi in esso. Su un treno conoscersi e dirsi addio è un tutt’uno".
Non mancano riferimenti a Pistoia, a partire dalla Porrettana nelle parole di Marcello Venturi con "Il treno degli Appennini", nella penna di Giovanni Procacci con le Novelle Toscane del 1888, da Tiziano Terzani e la sua Orsigna, luogo altro capace di riconciliare l’anima. Il libro si divide in capitoli nei quali i vari autori affrontano il tema del treno da prospettive molteplici, parlando di periodi o temi: dai treni di guerra a quelli amorosi, dalle locomotive gialle e noir a quelle fantastiche.
"Sono treni – si legge nell’introduzione – di volta in volta rasserenanti o inquietanti, carichi di paura o di speranze, che consentono incontri o generano addii, legati alla dimensione onirica o all’inferno che mette radici anche sulla terra, strettamente ancorati alla memoria del passato (in genere corrispondente all’infanzia) o proiettati verso il futuro, allegri o malinconici". "A parte il grande fascino esercitato su ognuno di noi dai treni – commenta l’autore pistoiese Giovanni Capecchi, docente di letteratura italiana all’Università per stranieri di Perugia che nel volume introduce il tema dei ‘Treni turistici’ – è una constatazione il fatto che attorno ad essi è nata e si è costruita l’Italia, dall’Ottocento a oggi. L’idea del libro è che raccontando i treni presenti in letteratura si offra anche una foto del Paese, sfrecciando su quelle linee che per prime sono nate, passando per quelle che invece hanno consentito a una nazione di unirsi e rafforzarsi, fino all’alta velocità".
Linda Meoni