
Il luogotenente dei carabinieri in congedo Sandro Mancini è sotto processo con l’accusa di diffamazione per aver definito "degne dei peggiori brigatisti" le espressioni pronunciate nel gennaio 2020 dall’allora assessore alla cultura di Montale Alessandro Galardini, che in una pausa del consiglio comunale, a favore di un microfono rimasto acceso, disse queste parole: "No, no le forze dell’ordine non mi ispirano e sono fasciste". In seguito all’aspra polemica che scoppiò dopo alla pubblicazione della sua frase, Galardini si dimise dal suo incarico di assessore e successivamente sporse denuncia per diffamazione contro alcuni dei commenti apparsi sui social compreso quello del luogotenente Mancini. "Non si può sottovalutare la gravità di una deplorevole esternazione di un uomo delle istituzioni – aveva scritto Mancini – trovo il tutto abominevole! Un uomo buono che ha manifestato derive degne dei peggiori brigatisti! Soggetti questi che io considero sullo stesso piano di sanguinari nazisti e di feroci fascisti".
Adesso l’emissione del decreto penale di condanna per diffamazione nei riguardi di Mancini, che però ha fatto opposizione, per cui ora la vicenda finisce davanti al giudice e verrà discussa in seconda udienza il 7 aprile. "In quel post ho espresso il mio critico disappunto – spiega Mancini – per sottolineare quanto potesse essere riprovevole quella frase vilipendiosa pronunciata dall’assessore in un contesto istituzionale. Mio nonno era uno dei carabinieri romani deportati in Germania – aggiunge Mancini – mentre le parole dell’assessore si ritrovano a iosa nei comunicati delle Br. Quindi il parallelismo da me ipotizzato non era riferito alle qualità della persona ma al linguaggio utilizzato, capace di offendere il comune sentire di ogni cittadino e molto più quello di un militare che ha giurato fedeltà alle istituzioni". Va ricordato che la frase pronunciata dall’ex assessore fu captata durante una seduta in cui la maggioranza di centrosinistra respinse una mozione del centrodestra che voleva intitolare una strada ai caduti delle forze dell’ordine. "Trovo paradossale e grave che l’assessore abbia deciso di querelarmi per diffamazione – conclude Mancini –, ma reputo ancora più grave che non si sia intervenuti in difesa del prestigio delle istituzioni vilipese emettendo invece un decreto penale di condanna nei miei confronti".
Giacomo Bini