"I contagi? Non avvengono con lo shopping"

Associazioni di categoria in pressing per la riapertura delle attività: "Subito passaggio alla zona arancione, il Natale è alle porte"

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Si afferma da Confesercenti: "La politica deve decidere, valutare e approfondire le criticità per verificare possibili soluzioni. Il pericolo di contagio viene dagli assembramenti, dal trasporto pubblico e dal non rispetto delle regole. E’ ovvio che non si deve consentire il trasporto senza garanzie nei bus, treni, funivie; è altrettanto ovvio che si deve accedere nei bar e ristoranti solo con regole rigide sul distanziamento e con il controllo del rispetto dei protocolli". Gli fa eco Confcommercio, citando dati di miglioramento della diffusione del contagio: "Ribadiamo l’urgenza di riaprire le attività e permettere alle imprese del territorio di tornare a lavorare, adottando le linee guida anti-contagio come hanno sempre fatto finora".

Mai così unite, le associazioni dei commercianti e delle attività terziarie, che chiedono una svolta nella gestione della pandemia Covid, per arrivare il prima possibile al passaggio alla zona arancione previsto per il 4 dicembre e, in seguito, al suo mantenimento. "Il danno che le chiusure stanno provocando sull’economia dei settori colpiti – si sottolinea da Confcommercio – non è ormai riparabile ma è possibile fare ancora qualcosa per salvare il mese di dicembre e le Festività. Pensiamo alle vendite natalizie ma anche al calore che possiamo trovare nei ristoranti. È impensabile che proprio quest’ultimi siano chiusi nelle giornate di Natale e Santo Stefano, non solo perché si andrebbero a perdere due giornate cruciali di lavoro, ma anche perché in questi luoghi le famiglie potrebbero ritrovarsi in sicurezza e nel rispetto di ogni norma, cosa che non avverrebbe in casa. Sono momenti – continua l’associazione presieduta da Stefano Morandi – che abbiamo bisogno di vivere come cittadini e come imprenditori. Non sarà in ogni caso un Natale facile sotto più punti di vista e le restrizioni continueranno a esistere, ma è inaccettabile che le imprese restino chiuse con dati che corrono verso un sempre più rapido miglioramento".

Confcommercio affonda poi sulla gestione da parte della Regione. "Non possiamo permettere che un sistema di tracciamenti inefficiente incida in modo negativo sulla determinazione della fascia di allerta per la Toscana: i controlli devono essere puntuali, i numeri sempre aggiornati, le comunicazioni devono avvenire in modo tempestivo. Siamo consapevoli che non è stato così in passato ma la Regione deve fare ciò che è in suo potere perché non accada di nuovo".

Dal versante Confesercenti il ragionamento non è affatto diverso. Si citano la montagna pistoiese che "resta chiusa a chiave e la pandemia ha messo alla fame abitanti, commercio, ristorazione, turismo, agricoltura e la loro filiera". I negozi di Pistoia, Montecatini e di tutte le realtà del territorio che "sperano nelle festività e nella risposta dei consumatori, ma il morale è basso. Registriamo infatti in tanti imprenditori la voglia di mollare, per le conseguenze economiche e anche psicologiche subìte. A chi chiede di lavorare si risponde di avere pazienza e si offrono limitati ristori, mentre il valore della coesione sociale si sta sfarinando per l’assenza di riflessione e visione. Si è aperto un fossato tra garantiti e puniti. La fiducia delle imprese è crollata, ma l’imprenditore pistoiese vuole lavorare. I posti di lavoro in pericolo sono tanti e solo le imprese possono crearli. Il rilancio dell’economia non si fa senza le imprese. Confesercenti Pistoia – conclude l’associazione diretta da Riccardo Bruzzani – non ci sta a questo balletto ’colorato’ e chiede al presidente della Regione di battersi per portare subito la Toscana in zona gialla".