Pistoia, 14 marzo 2024 – Il meccanismo di riapertura della serranda lo ha riattivato lei (e con grande orgoglio), ora però il momento è maturo per passare il testimone nella certezza che se muore un’edicola, muore anche un po’ di socialità e quindi anche un pezzo di noi. Qui via Mazzini, appena fuori le mura e lungo la ferrovia. Da gennaio scorso Alessandra Susini, oggi pensionata settantenne, si è con entusiasmo fatta carico assieme al marito di riaprire il chiosco che fu di suo zio, Sergio Susini.
L’idea era ridare vita a questo presidio dimostrandone in qualche modo anche la necessità per la comunità tutta, per poi far posto ad altri volenterosi e più giovani che ne avrebbero potuto tenere il comando. Le condizioni perché la missione fosse possibile c’erano e ci sono tutte – un giro di clienti piuttosto massiccio, elasticità di orario e di gestione -, eppure ad oggi nonostante quel cartello "vendesi" attaccato già da un po’, non una persona che si sia fatta avanti domandando, anche solo incuriosita. "Io ho settant’anni e sono pensionata – si sfoga Alessandra sui social – e non intendo certo lavorare per molto ancora, ma nessuno per ora si è fatto avanti benché questa sia una vera occasione in vendita a 7.500 euro. E questa edicola vende davvero. Invito a spargere la voce perché se decidessi di chiudere, qui non esisterebbe più niente, solo un giardino pubblico. E, credetemi, mi piangerebbe il cuore ma per molto non credo di resistere".
Raggiunta telefonicamente, la signora Alessandra ha confermato un certo disorientamento: "Non capisco come mai neanche una persona abbia chiesto informazioni. I numeri questa edicola li ha: in soli due mesi ho raddoppiato l’incasso, il movimento c’è e il quartiere tutto è contento che questo luogo sia riaperto. Sarà che spaventa alzarsi alle 5 la mattina? Ma senza nulla non nasce nulla. Con un po’ di organizzazione si riesce bene. E poi, ma quanto è bello recuperare il contatto umano? Dobbiamo però prendere atto di un fatto, sia io sia mio marito abbiamo un’età e siamo pensionati. Abbiamo lavorato entrambi tutta la vita, le nostre famiglie e noi con loro eravamo totalmente immerse nel mondo del commercio. È un’aria che abbiamo respirato da sempre, ma ora vorremmo avere il tempo per riposarci un po’".
Chiudere il chiosco è un’ipotesi che Alessandra fatica a digerire, tanto da dirsi disposta a venire incontro a chi volesse raccogliere la proposta: "Posso valutare una serie di possibilità, a parlare di gestione, ad aiutare chi si facesse avanti. L’investimento iniziale non è affatto proibitivo, non c’è la gestione di un magazzino, hai la possibilità per un trenta per cento di vendere per legge quel che vuoi, l’orario è a discrezione del titolare. Insomma, l’elasticità non manca e penso che questo aspetto sia decisamente favorevole, anche per un giovane. Quanta autonomia abbiamo ancora? Non lo so, ma certo non molta. Sarebbe un peccato enorme perdere un posto così importante per la lettura, per la comunità, per lo scambio reciproco".
linda meoni