
Ci sono sei indagati per la morte di Gianni Gesualdi, elettricista di 49 anni, originario di Montemurlo, folgorato mentre stava lavorando a un quadro elettrico nel ristorante "Tortellove" di Prato. La Procura ha recapitato gli avvisi di garanzia ai quattro legali rappresentanti della "Novelli" snc di Montale, Angelo, Alberto, Linda e Anna Novelli (assistiti dall’avvocato Eva Betti), di cui Gesualdi era dipendente da una vita, alla proprietaria dell’immobile (committente del lavoro), Maria Alessandra Bernocchi, assistita da Oriana Ottanelli, e al geometra responsabile dei lavori, Filippo Braschi, assistito da Mauro Cini. Si tratta di un atto di garanzia in quanto domani sarà svolta l’autopsia. Un esame irripetibile a cui tutte le parti in causa hanno diritto di partecipare con i propri consulenti. La famiglia di Gesualdi ha nominato un legale, Stefano Belli, per seguire le varie fasi delle indagini. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. È stata davvero la scarica partita dal quadro elettrico a folgorarlo, oppure la vittima ha accusato un malore? Quel che è certo è che il salvavita non è entrato in funzione. Il perché non abbia funzionato lo dovranno spiegare i tecnici del dipartimento di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asl che stanno seguendo le indagini. Intanto emergono nuovi particolari sull’incidente costato la vita all’elettricista. Secondo quanto appurato, Gesualdi si era recato nel ristorante insieme a un collega per rimuovere il quadro elettrico. La proprietaria dell’immobile aveva commissionato i lavori per la messa a norma della canna fumaria del ristorante. Un intervento che da contratto doveva eseguire la proprietà del fondo. Per questi lavori, però, era necessario sostituire il quadro elettrico. Quello che è accaduto poi è tutto da verificare. È certo che Gesualdi stava lavorando senza i guanti di protezione. Secondo quanto riferito, il giorno precedente l’uomo avrebbe accusato malessere tanto che il collega lo ha accompagnato nel ristorante. E’ possibile che abbia avuto un malore ma a stabilirlo sarà l’autopsia.
Quello che è certo è che la corrente non era stata staccata. I tecnici del dipartimento intervenuti subito dopo l’incidente mortale, hanno trovato il quadro elettrico in tensione. Quello che sarà necessario accertare è se quel tipo di intervento poteva essere eseguito anche senza togliere la corrente oppure no. E poi resta il mistero sul salvavita che non è entrato in funzione: era rotto o difettoso? Intanto i titolari del ristorante – che non sono indagati – si sono rivolti a un legale per chiedere al più presto il dissequestro del quadro elettrico e poter ripartire con l’attività.
Laura Natoli