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Dipendenza dal Web "Esiste e va curata ma non con l’astinenza Ci vuole educazione"

Parla la dottoressa Silvia Casale, docente all’Università di Firenze: "I bambini sono i più a rischio, perché sono nati con quegli strumenti. La soluzione è un uso moderato, per governare il mezzo senza rischi".

Dipendenza dal Web "Esiste e va curata ma non con l’astinenza Ci vuole educazione"

Il digitale e le nuove tecnologie fanno ormai parte del nostro quotidiano, per alcuni però l’utilizzo della rete diventa compulsivo fino a trasformarsi in un vera e propria dipendenza comportamentale. Ne parliamo con la dottoressa Silvia Casale, professoressa associata di psicologia clinica e docente coordinatore del master di II livello in clinica e assessment delle dipendenze comportamentali dell’Università degli Studi di Firenze.

Sempre più spesso oggi sentiamo parlare di "new addiction", tra cui la dipendenza da internet e digitale, cosa si intende di preciso?

"In generale con new addiction si fa riferimento al fatto che numerose evidenze cliniche e scientifiche sostengono la possibilità che si possa sviluppare dipendenza anche in assenza di assunzione di sostanze chimiche. L’uso del termine "dipendenza" per fare riferimento all’uso massiccio della tecnologia non è, in realtà, del tutto appropriato perché alcuni dei sintomi classici che qualificano le dipendenze come tali non sembrano essere presenti in chi fa un uso eccessivo della rete e delle sue applicazioni o quantomeno non ci sono ancora sufficienti evidenze in questo senso. Tuttavia non vi è dubbio che anche l’uso eccessivo dei social media e dello smartphone abbiano alcune caratteristiche - tra le quali l’uso compulsivo, la perdita di controllo e la salienza che l’oggetto assume nella vita dell’individuo - che ricordano le dipendenze classicamente intese".

La tecnologia associata a Internet e al digitale ha portato agevolazioni positive nella vita delle persone ma è anche diventata la causa di disturbi nocivi. Quando sono emersi i primi segni di dipendenza da Internet?

"Il primo caso clinico descritto è del 1996. Kimberly Young descrisse il caso di una casalinga, senza una precedente storia di dipendenza e non particolarmente orientata verso la tecnologia, che sviluppò problemi significativi legati alla propria impossibilità di tenere sotto controllo il proprio uso della rete. Dal 1996 in poi è esplosa la ricerca scientifica sull’argomento".

Quali sono i principali tipi di disturbo legati a queste nuove tecnologie?

"Si parla di dipendenza da social media e da smartphone, oltre che di disturbo da gioco su Internet. In molti casi, comunque, la rete potrebbe rappresentare semplicemente un veicolo per un accesso rapido al vero oggetto della dipendenza, piuttosto che essere essa stessa oggetto di dipendenza. Per un individuo che accede a Internet per scaricare e visualizzare materiale pornografico, ad esempio, la rete potrebbe essere più un mezzo che un fine, ovvero quella presunta dipendenza troverebbe il modo di manifestarsi anche se la rete non esistesse. Un individuo che accede alla rete prevalentemente per fare uso dei social o utilizzare i giochi online (molto diversi da quelli offline) è, viceversa, attratto da qualcosa che trova esclusivamente in rete - perché entrambi presentano caratteristiche peculiari e uniche".

Social, cyberbullismo, information overload. Possibile che i più esposti ai rischi della rete siano i nostri ragazzi?

"Per il cyberbullismo dovremmo aprire un capitolo a parte. Per quanto concerne le "dipendenze" da social non c’è dubbio che bambini e adolescenti siano particolarmente a rischio, anche perché a differenza degli adulti e dei non "nativi digitali" potrebbero non avere avuto il tempo materiale e psicologico per imparare a gestire il tempo libero, i tempi vuoti o le emozioni negative con strumenti diversi da quelli offerti rapidamente dalla rete. Non deve essere comunque trascurato il fatto che la rete - o certe sue applicazioni - possa essere particolarmente appealing anche per gli adulti".

Quali sono i sintomi e i segnali più comuni che possono indicare una dipendenza? Come si può curare la dipendenza da Internet?

"Salienza (la centralità che l’oggetto dal quale si è dipendenti ha assunto nella vita della persona), astinenza (le sensazioni negative, tra le quali irritabilità eo tristezza, che la persona prova quando deve interrompere per qualche ragione l’uso della rete o non ha a disposizione i mezzi per accedere a essa), il sistematico ricorso all’oggetto della dipendenza per alleviare stati emotivi negativi. Ma è senza dubbio ancora più centrale la perdita di controllo sul proprio comportamento cioè l’impossibilità o la difficoltà per l’individuo di ridurre il tempo speso in rete, sui social, o usando lo smartphone, o di limitare l’uso anche quando è consapevole che sarebbe indispensabile. L’obiettivo di qualunque trattamento per le dipendenze da tecnologia è l’uso moderato e finalizzato, e non l’astinenza totale, obiettivo tipico invece dell’intervento clinico sui disturbi da uso di sostanza".

Samantha Ferri