Dialoghi "La natura è un intreccio di vite"

Grande attesa per la conferenza dell’antropologo Staid al Bolognini: affronterà il tema del cambiamento ecologico possibile

La risposta è nella natura, in ciò che vive e respira oltre a noi esseri umani. L’errore più grave? Aver ‘oggettivizzato’ il vivente, sia esso un albero, un animale, una pianta o una montagna. L’unico cambiamento possibile, l’unico ecologismo salvifico risiede nel considerare soggetto ciò che è ambiente e natura, al pari dello stesso homo sapiens. S’intitola "Cosa significa sentirsi parte della natura?" la seconda e ultima conferenza preparatoria alla nuova edizione del festival di antropologia Dialoghi di Pistoia (27-29 maggio) condotta dall’antropologo Andrea Staid è attesa per venerdì 24 marzo, ore 11, al teatro Bolognini (ingresso libero, prenotazione obbligatoria: [email protected]; diretta streaming sui canali YouTube e Facebook dei Dialoghi).

"La natura è un intreccio di vite, non uno slogan per rilanciare l’economia in crisi": siamo di fronte a un ecologismo di facciata?

"In parte sì. Ci sono senz’altro soggetti che ‘fanno’ concretamente, penso alle case ecologiche o alle banche del tempo, ma ci sono anche un sacco di brand, company e movimenti politici che lo usano come vetrina. Il mio obiettivo, nei libri e poi nella conferenza, è confrontarci, cercare di capire come coltivare un’ecologia sociale, che abbia un impatto nella nostra vita di essere umani. Ma soprattutto nelle relazioni che intessiamo con gli animali e con l’ambiente per cercare di riequilibrare il nostro posto nel mondo. Perché la natura è un intreccio di vite".

Nel suo libro ‘Essere natura’ lei scrive di ‘ecocidio’: a che punto è la battaglia per riconoscerlo crimine contro l’umanità?

"Di ecocidio in Italia si parla poco. Qui da noi, contrariamente a quel che accade nell’America del sud e del centro o in Nuova Zelanda dove ci sono popolazioni native che sentono forte il tema, a parlarne si viene tacciati di estremismo. Vorrei far comprendere però che non occorre andar lontano per trovare esempi di ecocidio. Penso alla piaga incendi che affligge tutte le estati il nostro Paese: sono la distruzione della nostra stessa esistenza sul pianeta".

L’Onu ha sancito quale diritto umano universale l’accesso a un ambiente pulito, sano e sostenibile. Quanto è incisivo un provvedimento simile?

"È un passo importante che ci illumina sulla direzione da intraprendere. Ma resta una norma calata dall’alto. Abbiamo bisogno di una pedagogia ecologista, di studiare a scuola il modo giusto di comportarci nell’ambiente".

E la politica?

"Da un lato c’è la politica non istituzionale, quella che riguarda la società e che può produrre cambiamenti. Dall’altro c’è quella istituzionale, dove serve il coraggio di approntare norme che vietino pratiche sbagliate, pur sapendo che queste possano creare dibattito".

L’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi?

"Lo si combatte cambiando il modo di relazionarci con gli animali. Quello invece prodotto dalle auto, non con le auto elettriche, ma con sistemi di mobilità collettiva".

Qual è il ruolo dei media?

"Apprezzo il lavoro di quei giornalisti che lavorano per il cambiamento. Tuttavia due sono gli atteggiamenti diffusi: creare ‘ecoansia’ parlando di catastrofi oppure estremizzare, sostenendo che gli ambientalisti desiderino in qualche modo un ritorno all’età della pietra. Invece c’è molto mondo nel mezzo. Un mondo che non viene raccontato e che meriterebbe una sua narrazione".

A proposito dei fatti di Firenze, con l’azione di un attivista di Ultima Generazione: cosa pensa di chi manifesta agendo su un bene culturale?

"Ai miei tempi avremmo agito sui ‘soggetti inquinatori’. Loro invece lo fanno su punti simbolici che fanno parlare. Il nesso opera d’arte inquinamento non c’è, c’è invece un grido perché si discuta di queste tematiche in modo più serio e profondo. Giusto o sbagliato da antropologo non saprei, posso solo capire perché lo fanno: perché non vengono ascoltati".

linda meoni