REDAZIONE PISTOIA

"Dante, un uomo oltre il tempo e lo spazio" Natascia e il fascino della Divina Commedia

La professoressa Bianchi, dantista del liceo classico Forteguerri, ci racconta un anno di scuola con il conforto del Sommo Poeta

di Lucia Agati

L’amore per Dante spesso nasce da lontano, e a volte dura tutta la vita, ne diventa parte essenziale, struttura portante su cui innestare valori che saranno per sempre fari luminosi non soltanto per se stessi, ma anche per gli altri. E se il Sommo Poeta volle accanto a sè delle guide nel suo viaggio divino e viscerale oggi, a settecento anni dalla sua morte, è lui la guida. Perchè Dante è un uomo moderno, molto moderno. E lo è, in particolare, per una insegnante del liceo classico Forteguerri di Pistoia, la professoressa Natascia Bianchi, classe 1970, 31 dicembre, che da dodici anni conduce i suoi studenti e le sue studentesse nel viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, a “riveder le stelle“, nonostante tutto. Insegna italiano e latino su tutto il corso B e in una classe delle scienze umane del Forteguerri.

Quando è nato il suo amore per Dante?

"Oltre alle fiabe, mio nonno Nuccio Nucci, che lavorava come portiere al Ceppo, mi leggeva i canti dell’Inferno. In casa avevamo una edizione della Mursia. La mia passione per Dante è nata così. Poi l’ho studiato al classico, con il professor Gaiffi e quindi all’università dove frequentai, per caso, un corso di filologia e critica dantesca con la professoressa Leonella Coglievina di Trieste con cui poi mi sono laureata. Per la tesi ho studiato un autografo del Tasso della Divina Commedia, dove Tasso aveva postillato trascrizione e analisi. È un testo che si trova in Laurenziana. Il dottorato l’ho svolto sul postillato del Tasso sul Convivio".

Ci sono sue pubblicazioni?

"Ne è nato un volume, nel Duemila, sul mondo parallelo alla Divina Commedia, ovvero sugli studiosi che leggono e annotano. Durante il dottorato la mia tutor è sempre stata la professoressa Coglievina e sono stata seguita da Francesco Mazzoni, il più grande dantista vivente, ma facevo anche riferimento al professor Giancarlo Savino".

Poi l’insegnamento...

"Nel Duemila, quasi per scherzo, ho fatto il concorso per insegnare. Nel gennaio del 2001 la mia prima supplenza al serale, così la mattina studiavo, in biblioteca, a Firenze. Fu un un’esperienza bellissima. Nel 2007 sono entrata di ruolo e ho insegnato per due anni allo scientifico. Dal 2009 insegno al Forteguerri".

Come sta lavorando con i suoi studenti in occasione dell’Anno Dantesco?

"I miei studenti quest’anno hanno partecipato a due concorsi danteschi con il Rotary Distretto, per il quale è stato presentato un elaborato su Dante e Pistoia, e con il Rotary Pistoia Montecatini, per cui è stata inventata una intervista con la Storia. Un’occasione per celebrare Dante e alleggerire la clausura, che è stata dura per loro, soprattutto nel 2020, anche se hanno dimostrato una grande forza d’animo".

I ragazzi amano Dante?

"Amano Dante perché lo sentono vicino, va oltre il tempo e lo spazio. Sono affascinati dalla Divina Commedia e soprattutto dall’Inferno, anche da qualcosa del Purgatorio e meno dal Paradiso, perché il linguaggio è più difficile. Soprattutto rimangono affascinati dalla figura di Ulisse. Li motiva a studiare: “Fatti non foste a viver come bruti“ è di una incredibile attualità, sfida la morte pur di continuare a essere un uomo, padrone del proprio destino fino alla fine. Sono affascinati da Paolo e Francesca e da Vanni Fucci. Riescono a cogliere i tratti di modernità e addirittura i riferimenti nelle canzoni. Mi hanno detto che in un suo brano Caparezza parla di Filippo Argenti. Questo gioco di specchi è continuato nel ricercare un’eco dantesca nelle discipline diverse".

Come hanno vissuto questo periodo?

"Ora sono contenti di essere tornati a scuola. A loro manca la socialità. Sono abituati a vivere tutto all’esterno. Chiusi in casa e soli hanno accusato. Stanno cercando di gestire meglio le cose. Lo scorso anno, durante la chiusura più severa, c’era più inquietudine. Hanno letto molto, questo è sicuro, perchè si sono fatti portare i libri dai corrieri".

Ma perché Dante ce l’aveva con i pistoiesi?

"Perché è a Pistoia che è nata la scissione tra Bianchi e Neri e poi esportata a Firenze. Ci vede come la madre di tutte le disgrazie. Il XXIV Canto e l’inizio del XXV contengono Vanni Fucci e l’invettiva. Dante sposa la tesi che Pistoia sia stata fondata dai seguaci di Catilina, quindi avanzi di galera, e da qui..."

Chi è Dante per lei?

"Ho un rapporto conflittuale con Dante perché nei miei anni di studio l’amore per lui è stato diviso con il Tasso, non apprezzato quanto merita. Nei primi anni di insegnamento ho cercato di confrontarmi con la letteratura contemporanea, tornando al Forteguerri, il mio stesso liceo, allora è stato un nuovo abbraccio. Il professor Marino Balducci che insegna in Polonia, a Stettino, seguì una mia lettura, e mi ha incoraggiato a riprendere le mie ricerche".

Una proposta alla città?

"Sarebbe bello raccontare Dante a chi non lo conosce, a chi studia e a chi se lo è dimenticato, avvicinare le persone semplici e non gli addetti ai lavori. Come Boccaccio quando leggeva Dante al popolo".