GIOVANNI FIORENTINO
Cronaca

“Dalla terapia intensiva al reparto maternità. Sarò per sempre grato verso chi mi ha salvato"

Massimiliano Morandi fu salvato dai compagni dopo un malore in campo. Ora festeggia la nascita del figlio: "M’impegnerò per defibrillatori ovunque"

Massimiliano Morandi con la maglia regalatagli dai compagni di squadra

Pistoia, 12 ottobre 2023 – «Sono passato nel giro di qualche settimana dal reparto di terapia intensiva, dove ero ricoverato, a quello di ostetricia, per la nascita di mio figlio. Non posso non essere felice: so di aver rischiato la vita. E voglio ringraziare le persone che mi sono state vicine: dalla mia famiglia ai miei compagni, passando per i soccorritori e il personale dell’ospedale".

Massimiliano Morandi è raggiante, perché è passato dalla paura alla felicità assoluta. Domenica scorsa è diventato padre di Filippo, il suo secondogenito, ma sa bene che per come si erano messe le cose ha corso il rischio di non poter mai più gioire. Era lui il calciatore amatoriale che lo scorso 20 settembre si accasciò al suolo durante un allenamento con i compagni di squadra del Pistoia San Marco, sul terreno dell’"Edy Morandi", perdendo conoscenza.

La reazione immediata dello staff tecnico e del resto della rosa, coordinata dal presidente Giacomo Quattrocchi (infermiere di professione) fu eccezionale: gli fu praticato il massaggio cardiaco e, anche grazie all’utilizzo del defibrillatore presente sul posto, riuscì a resistere sino all’arrivo dei soccorsi, per poi essere ricoverato d’urgenza al San Jacopo.

Non si è dato una spiegazione dell’accaduto e nemmeno i medici sono a quanto sembra riusciti a fornirgliela (per adesso): si sa che alla base del malore c’era un’aritmia, ma l’origine resta un mistero in quanto Massimiliano ha 36 anni e pratica attività sportiva con regolarità. "Sto aspettando gli esami genetici per sapere qualcosa di più – ci ha spiegato –. Ho sempre fatto sport, controllando anche l’alimentazione: mi è capitato anche di fare 20 km di corsa, qualche volta. In ospedale mi è stato installato un defibrillatore sottocutaneo a seguito di quanto avvenuto, ma non sono state riscontrate malformazioni cardiache o altri problemi".

C’è poi un aneddoto curioso legato a "quella" sera: sono stati i familiari e i compagni del San Marco (che Massiliano ha incontrato di nuovo lo scorso mercoledì al campo) a raccontargli tutto, perché lui non ricordava nulla. "Ho un grande black-out, che risale addirittura al pomeriggio – ha raccontato –: l’ultimo ricordo nitido è delle 18.30, quando sono tornato a casa dal lavoro e ho mangiato due pezzi di schiacciata. Poi più niente, non rammento nemmeno di aver raggiunto i ragazzi per allenarmi. I ricordi, seppur offuscati, riprendono dal reparto di terapia intensiva". Da lì è poi passato alla terapia sub-intensiva, fino alle successive dimissioni.

E in quei giorni, Massimiliano ha pensato anche alla vicenda di Davide Gavazzi, il giovane portiere della Montagna Pistoiese scomparso circa un anno fa in circostanze analoghe: entrambi stavano allenandosi, seguendo la propria passione, prima di perdere i sensi. Morandi si è salvato e potrà tornare a praticare sport quando si sarà rimesso al 100%, (ma non più a livello agonistico, a causa del defibrillatore sottocutaneo).

Per Gavazzi, invece, non ci fu niente da fare. "Ho pensato anche a Davide e alla sua storia, in quei momenti. Lo conoscevo – ha raccontato –, ci siamo affrontati diverse volte sul terreno di gioco. Io non potrò tornare a disputare tornei, ma potrò comunque fare attività sportiva. E mi basterà stare insieme ai miei compagni". E con il duplice lieto fine, Massimiliano ha voluto lanciare un messaggio. "Ho letto che non tutti gli impianti sportivi sono provvisti di defibrillatore – ha concluso – e penso che sia una lacuna da colmare al più presto. E’ altresì importante formarsi, frequentando corsi di primo soccorso come abbiamo fatto noi al Pistoia San Marco. Azioni ed accorgimenti che possono salvare una vita. E io ne so qualcosa".

Giovanni Fiorentino