
Gli operai davanti ai cancelli (Quartieri)
Pistoia, 2 novembre 2015 - Andare a lavorare e trovare i cancelli chiusi. E’ quello che è accaduto stamani ai quaranta lavoratori del vivaio «Tesi Ubaldo & figli» che, nonostante gli annunci fatti nei giorni scorsi dall’azienda sulla cessazione dell’ attività, dopo il lungo ponte dei morti, sono andati come ogni mattina a lavoro ignari che dalle parole si sarebbe passati ai fatti nel giro di così poco tempo. Così quando intorno alle 8, tutti quanti si sono trovati fuori dal piazzale, impossibilitati ad entrare, gli operai hanno deciso di restare per fare un presidio di protesta a quello che è evidentemente l’epilogo di una crisi che si trascina da tempo. «Si tratta di una condotta illegale – tuona Fabio Capponi della Cgil, intervenuto sul posto a sostegno dei lavoratori –. Sapevamo che sarebbero state inviate le lettere di licenziamento ma questi avvisi ancora non sono arrivati e stamani i lavoratori sono venuti come consueto per fare il proprio dovere». Non è della stessa opinione la proprietà che parla di un accordo non raggiunto proprio la scorsa settimana che ha prodotto inevitabilmente la fine della trattativa e quindi l’invio delle lettere di licenziamento agli operai. «Sapevano ogni cosa – spiega Barbara Tesi –. Mercoledì scorso c’è stata l’ultima riunione con i sindacati ma non sono stati accettati i termini dell’accordo che avrebbe permesso la vendita dell’azienda ad un altro vivaista, il Romiti, e salvato il posto di lavoro a dodici operai. Ho così inviato giovedì mattina le raccomandate con le quali si chiude il rapporto di lavoro, evidentemente a qualcuno non è arrivata in tempo ma sapevano che stamattina l’azienda sarebbe stata chiusa».
E così nei venticinque ettari di coltivazioni ieri mattina tutto era fermo. Distese di piante che se non verranno curate moriranno a poco a poco. «E’ davvero un peccato – continua Tesi – ma non possiamo fare altrimenti . Tutte le coltivazioni saranno da buttare se chi ha deciso di acquistare l’azienda non potrà entrare a prelevare le piante». Intanto lavoratori e sindacati promettono battaglia. «Sapevamo della crisi – dice il delegato sindacale degli operai Daniele Reale – però in queste settimane abbiamo comunque lavorato. I camion partivano come sempre, insomma non pensavamo che sarebbe tutto finito così presto». «Pensavamo che un’azienda grande come questa sarebbe stata una delle poche che avrebbe superato il duro momento senza difficoltà – continua Capponi – e invece ci ritroviamo in questa situazione». Chiare le richieste per i lavoratori. «Vogliamo intanto le tre mensilità che spettano agli operai – dice Capponi –e a questo punto dovrà essere liquidato anche il tfr oltre ad altre sei mensilità per il mancato preavviso sul licenziamento». La cifra calcolata dai sindacati si aggira intorno al milione e mezzo di euro. Soldi da recuperare per gli operai e sicuramente difficili da versare per l’azienda visti i mancati accordi. Intanto l’acquisizione dell’azienda è «congelata» e gli ultimi mesi di duro lavoro in azienda rischiano di «seccare» insieme alle piante.