REDAZIONE PISTOIA

Parto cesareo tardivo, il bambino muore. Due medici sotto accusa

L'accusa è procurato aborto colposo

Ospedale

Pistoia, 24 novembre 2019 -  E’ in corso da un anno, davanti al giudice Paolo Fontana, un processo che vede imputati due medici in servizio, all’epoca dei fatti, all’ospedale del Ceppo. Sono accusati di procurato aborto colposo dopo la morte di un feto di 31 settimane che il taglio cesareo non riuscì a salvare in tempo. All’origine del problema un distacco di placenta che, secondo l’accusa, non sarebbe stato diagnosticato con tempestività. Una tragedia per una mamma di Agliana che presentò poi una denuncia alla Procura. Fu intentata anche la causa civile. La mamma e il babbo di quel bimbo che non vide mai la luce, sono parte civile e sono assistiti dall’avvocato Elena Augustin di Prato. Sotto accusa Giosuè Germano, 60 anni, all’epoca al 118 e il ginecologo Antonio Minuti, 65 anni, difeso dall’avvocato Elena Mucci.

I fatti risalgono a 7 anni fa, al 2 dicembre del 2012, quando la donna fu trasportata all’ospedale d’urgenza. Perdeva molto sangue. Erano circa le 15.30 quando venne visitata al pronto soccorso e poco dopo le 17 le venne praticato un cesareo d’urgenza. Il bambino non sopravvisse. Venerdì è stato chiamato a testimoniare il perito di parte civile, Giuseppe Iannuzzi, secondo il quale il bambino ce l’avrebbe fatta se l’intervento fosse stato eseguito almeno un’ora prima. Le sue probabilità di sopravvivere sarebbero state del 90 per cento ma, secondo il perito, il distacco di placenta non fu diagnosticato perché non fu eseguita, al pronto soccorso, l’ecografia transvaginale. Nessuna responsabilità, secondo Iannuzzi sarebbe invece da attribuire al medico del pronto soccorso.  

Lucia Agati

«Il processo è ancora lontano dalla sentenza – commenta l’avvocato Elena Mucci che assiste Minuti ed è spesso difensore dei medici ospedalieri – . Sono stati sentiti i testimoni e i consulenti del pubblico ministero e devono ancora essere sentiti i consulenti della difesa. Non è pacifico il profilo di responsabilità da addebitare al ginecologo perchè l’interpretazione dei tracciati e le relative condotte terapeutiche sono oggetto di valutazione e consulenze. Nel 2012 la sonda ecografica transvaginale non era in dotazione al pronto soccorso del Ceppo, ma soltanto in reparto. La malasanità deve essere denunciata – conclude l’avvocato Mucci – ma non si deve dimenticare che i medici e il personale sanitario lavorano bene e in condizioni difficili. Nessuno è infallibile, ma è necessario attendere con serenità il vaglio giudiziario, con il massimo rispetto di tutti».  

lucia agati