Assistenti all’autonomia . Uno sciopero per dire ’basta’: "Siamo personale scolastico"

Le educatrici pistoiesi sul piede di guerra per denunciare le precarie condizioni lavorative "Assistiamo gli alunni con gravi disabilità, eppure non facciamo parte del mondo-scuola".

Assistenti all’autonomia . Uno sciopero per dire ’basta’: "Siamo personale scolastico"

Assistenti all’autonomia . Uno sciopero per dire ’basta’: "Siamo personale scolastico"

Hanno scioperato anche loro, lo scorso 10 aprile, per far sentire la propria voce di protesta sulle condizioni lavorative che non valorizza il loro profilo nelle scuole. Sono un gruppo di educatrici pistoiesi che da anni lavorano a stretto contatto con gli alunni con gravi disabilità presenti nei vari ordini di scuola. Sono inquadrate come ’assistenti all’autonomia’, ma il problema è che il loro ruolo è gestito da cooperative esterne alla scuola, nonostante tutti loro abbiano titoli formativi equiparabili agli insegnanti. "Molti di noi hanno laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione – raccontano –. Alcuni hanno specifiche formazioni. Siamo assunti da cooperative senza risultare personale scolastico nonostante lavoriamo dentro la scuola, in classe, con gli studenti".

Ma come è inquadrato il loro ruolo al fianco degli alunni disabili? "Come educatrici lavoriamo a stretto contatto con i docenti di sostegno – spiegano –, condividendo obiettivi e metodologie relazionali e didattiche. Ci occupiamo di potenziare le autonomie dell’alunno". La loro figura però, in quanto legata all’alunno disabile, è precaria. "Il nostro si può considerare come un lavoro precario, mal retribuito, sottostimato e sottovalutato – tuonano –. Infatti, in caso di assenza improvvisa dell’utente, gli educatori possono segnare le ore solo del primo giorno di assenza, mentre per gli altri giorni ne viene riconosciuta solo una. Questo solo se non siamo avvertiti dell’assenza. In caso di avviso invece non possiamo segnare alcunché, nonostante si debba comunque essere presenti in quanto solitamente ci assegnano diversi alunni. Nelle ore in cui il ragazzo è assente, quindi, anziché essere messi a disposizione della scuola ed essere assegnati ad altre mansioni come succede per il personale scolastico, siamo costretti ad aspettare che passino queste ore ’vuote’, e non conteggiate, in attesa di passare al ragazzo successivo".

Una situazione che peggiora durante la pausa estiva. "In estate i dipendenti con contratto a tempo indeterminato ma con sospensione estiva si ritrovano a non lavorare senza poter richiedere nemmeno il sussidio di disoccupazione – sottolineano –; altri si vedono ridurre sensibilmente le ore contrattuali (spesso a meno della metà), non potendo contare quindi su uno stipendio sicuro tutto l’anno e dovendo sopravvivere con stipendi sull’ordine di 400/500 euro mensili per almeno quattro mesi l’anno". Per tutti questi motivi, le educatrici pistoiesi chiedono di essere ascoltate dal Ministero dell’Istruzione. "Chiediamo il riconoscimento sia professionale che contrattuale e salariale, il diritto al lavoro anche in caso di utente assente e soprattutto – concludono – l’internalizzazione sotto il Ministero e l’equiparazione al personale scolastico".

Michela Monti