
Una delle maschere realizzate da Asino N.11 (Acerboni/Fotocastellani)
Pistoia, 30 agosto 2019 - I suoi occhi guardano, scrutano il passante. O forse no: quel volto su cui sono fissati sarà sveglio o starà dormendo? La bocca è immobile in un’espressione che sembra debba prender vita, a metà tra il serio e la risata, come se il compito di assegnare l’emozione toccasse proprio a chi in quel momento s’imbatte nella maschera stessa. Perché questo sono, le maschere – una decina circa, alcune scovate in zona Battistero-Cattedrale e via della Vignaccia – comparse negli ultimi giorni nei vicoli della città. Installazioni che spuntano dai muri e che hanno le sembianze della faccia di un clown, con quell’inconfondibile naso rosso. E sul loro volto campeggia una firma, quella di ‘AsinoN. 11’ – questo il nome d’arte che si è attribuito, un gioco di parole e un tributo ai primi writer della storia -, anonimo autore toscano (ma non pistoiese) che sta tappezzando diverse città con le sue creazioni in gesso.
«Il clown è ambiguo di natura – spiega lui, rintracciato e da noi interrogato in Rete – non è buono, non è cattivo, ma è buono, è cattivo, è stupido, è intelligente: il pagliaccio porta in sé tutte le sfumature dell’essere umano. Ed ha l’ingrato compito storico di distogliere l’attenzione del pubblico nel momento del dramma. Questo fanno, o almeno vogliono fare, le mie maschere, anche se solo per un attimo». Questi volti, uno mai uguale all’altro, nascono nel suo laboratorio e viaggiano sempre con il suo creatore: «Quando un muro chiama – continua AsinoN.11 –, io le attacco. L’ambientazione è parte integrante. Vorrei che spuntassero all’improvviso, quando l’osservatore vaga distratto nella città, nei propri pensieri, nelle proprie preoccupazioni. Vorrei che questi volti apparissero all’improvviso all’osservatore, suscitando in lui uno stimolo capace di sganciarlo dalla realtà per qualche istante».
Una base di gesso, poi colorazioni con tecniche delle più disparate, dagli acquarelli agli smalti, passando ad applicazioni prese in prestito dal settore industriale. Diverso da coloro che propongono street art tradizionale, AsinoN.11 si muove in 3D perché «in realtà il volto è il mio supporto, è la tela su cui dipingo. Se quello che faccio è arte? Non spetta a me dirlo. Certo per me si tratta di una forma d’espressione, di una valvola di sfogo, di un antidepressivo. Di una autentica forma di sopravvivenza».