REDAZIONE PISTOIA

Anche i vivai sommersi: "La manutenzione dei corsi d’acqua minori è inadeguata"

Il bilancio di Confagricoltura: conseguenze su cento ettari. Il presidente Magazzini critica duramente la gestione . del Consorzio di bonifica Medio Valdarno. "Ora aiuti urgenti".

Anche i vivai sommersi: "La manutenzione dei corsi d’acqua minori è inadeguata"

Un sostegno preciso e puntuale in questa situazione di grave emergenza scaturita dall’alluvione che, una settimana fa, ha colpito in maniera durissima tutti i vivaisti della Piana pistoiese ma, allo stesso tempo, un cambio di passo da parte dei vertici del Consorzio di Bonifica "ritenuto non all’altezza". Il primo intervento da quando Luca Magazzini è diventato il nuovo presidente di Confagricoltura Pistoia non passerà certo inosservato, visto l’affondo preciso e diretto che il vivaista a capo dell’associazione di categoria fa nei confronti dell’ente che dovrebbe garantire la manutenzione dei corsi d’acqua e del reticolo idraulico maggiore e minore. "I fiumi principali hanno avuto meno problemi grazie alle casse di espansione – afferma Magazzini –, ma il reticolo minore, per la cui manutenzione sono aumentati i fondi negli anni con il contributo dei consorziati, è tutto esondato, perché non è stato manutenuto adeguatamente. La gestione del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno non è stata all’altezza: ci vuole una svolta nella sua governance con un maggior coinvolgimento di tutte le associazioni agricole nelle decisioni che riguardano la sicurezza idrogeologica, per ridurre al minimo in futuro l’impatto di eventi estremi come quello appena vissuto".

L’argomento è molto delicato perché, nella sterminata piana dei vivai pistoiesi, il sistema di ruscelli, rii, fossi e canali è infinita e sicuramente complessa da gestire e catalogare, però di fronte ad eventi del genere non si può certo dare colpa soltanto ai cambiamenti climatici in atto se poi ci si ritrova a che fare con disagi enormi che andranno, inevitabilmente, a ripercuotersi sulla produzione vivaistica con effetti che si vedranno nel giro di qualche settimana. "I danni si stanno manifestando in tutti i comparti dell’agricoltura – aggiunge Luca Magazzini – e nel vivaismo si stima che oltre 100 ettari siano stati danneggiati. Di questi, circa il 70% sono coltivazioni in vaso (spesso presenti su terreni totalmente impermeabilizzati e che hanno maggiori difficoltà a far defluire le acque, ndr) mentre il rimanente 30% coltivazioni in pieno campo e qui l’analisi effettiva sulla produzione andrà fatta più avanti".

Oltre ai numeri, c’è la qualità e la sostanza di ciò che è stato distrutto che cambia da zona a zona. "Si va dalla perdita diretta delle piante – aggiunge il n°1 di Confagricoltura – alle strutture e attrezzature come palizzate, tutori, sistemi di captazione delle acque, impianti di irrigazione, teli di pacciamatura divelti fino al costo della manodopera necessaria per il ripristino delle aree danneggiate".

Cosa fare per pensare di avere meno rischi nel futuro? Le risposte sembrano evidenti, per il comparto "green" del territorio. "Va ribadita la necessità di una programmazione e prevenzione più efficace dei corsi d’acqua – conclude Luca Magazzini – ci deve essere una rappresentanza più incisiva delle organizzazioni professionali nell’ambito della gestione idrica. Veniamo troppo spesso informati, ad esempio, di interventi manutentivi sugli argini con residui vegetali e sfalci non rimossi, e il conseguente aumento del rischio di ostruzioni, così come il mancato drenaggio dei torrenti. Visti questi eventi estremi, non possiamo più permetterci un approccio così approssimativo".

S.M.