Ha tutta l’aria di essere una serata-evento quella in programma il 5 maggio al Santomato Live (Circolo Arci, via Montalese): un’esclusiva regionale che porterà sul palco una band che ha scritto la storia della musica italiana, Le Orme, bandiera assieme a pochi altri (Pfm e Banco del Mutuo Soccorso) del progressive di casa nostra. La serata al "Santomato" (cena più concerto o solo concerto; prenotazione obbligatoria 333.4657051 o 345.6168318) sarà un’occasione per riaprire cassetti musicali mai completamente chiusi, dedicata in particolare al cinquantesimo compleanno dell’album "Felona e Sorona" capolavoro che nel 1973 segnò probabilmente uno degli apici più significativi della carriera del gruppo. In attesa del nuovo disco in uscita a ottobre ("Le Orme & Friends"), ecco quello che annunciano essere l’ultimo tour con una formazione così composta: gli ‘storici’ Michi Dei Rossi (batterista), Tony Pagliuca (tastierista) e Tolo Marton (chitarrista), insieme a Michele Bon (dal 1989 alle tastiere), Luca Sparagna (voce e basso) e Aligi Pasqualetto (piano e tastiere). Ne abbiamo parlato con Michi Dei Rossi.
Ultimo tour: c’è più tristezza per l’idea di una fine o orgoglio per dove siete arrivati? "Tristezza no. Per quel che mi riguarda, posso dire che andrò avanti con la musica. E se dovessi morire presto, vorrei che accadesse su un palco". ‘
Felona e Sorona’ compie cinquant’anni dalla sua uscita. È questo l’album al quale siete più legati?
"Non posso dirlo. Per quel che riguarda il mio modo di vedere la musica, credo che ‘Contrappunti’ mi rappresenti di più. Certo ‘Felona e Sorona’ è il disco che ci ha fatti conoscere in tutto il mondo. Tuttora lo si può trovare in qualche giornale prog persino in classifica".
Ci fu anche un tour inglese per quell’album, che ricordo ha di quell’esperienza?
"Lasciò un segno fortissimo. La cosa più incredibile fu che un gruppo italiano semisconosciuto da quelle parti fosse riuscito a mettere insieme un sacco di concerti".
Che anni erano i Settanta per la musica italiana?
"Sicuramente fantastici. Si poteva suonare dappertutto, c’era un’idea straordinaria di musica libera. Non c’era uno stile: lo stile lo facevamo noi".
Come si riesce a restare originali dopo anni così irripetibili? "Le Orme sono sempre andate in avanti nel senso che ogni disco era un disco a sé. L’unica cosa che era sempre presente era la melodia, quella italiana che ci ha dato modo di scrivere pezzi come ‘Gioco di bimba’".
C’è una musica di oggi in cui si riconosce o che ama?
"Personalmente la musica che mi ha dato e mi dà sempre tanto è la classica. Ho fatto studi di percussione classiche, mi sono rimaste nel cuore.
Piaciuta la versione di ‘Gioco di bimba’ di Francesca Michelin?
"Altroché se ci è piaciuta. Lei poi è un’appassionata del prog e tramite il papà conosceva benissimo Le Orme".
linda meoni