REDAZIONE PISTOIA

Addio al pappagallo della città: "Mario regalava allegria a tutti"

Il ricordo della padrona Daniela: "Incarnava l’idea che nella vita non bisogna mai piangersi addosso"

Addio al pappagallo della città: "Mario regalava allegria a tutti"

La sua cifra erano la socievolezza, l’eleganza, la compostezza pure. Perché non era insolito vederlo seduto al tavolino di un bar del centro a ‘consumare’ un aperitivo o una bibita. Proprio per quella eccezionalità nel comportamento era impossibile non notarlo. Dopotutto Mario era un pappagallo, si capisce quindi la meraviglia nel vederlo atteggiarsi in tutto e per tutto a essere umano. Da qualche giorno Mario però non riempie più della sua presenza la città, colpa di una breve malattia che se l’è portato via per sempre all’età di dieci anni. A darne notizia è la sua ‘tata’ Daniela, l’inseparabile spalla di Mario, per la quale questo giovane pappagallo era diventato un compagno di vita, un dolce incentivo a stare con la gente, tra la gente e dispensare sorrisi e buonumore.

"Ho sempre avuto con me pappagallini - racconta Daniela -. A tutti ho sempre insegnato un vivere civile, sociale, tra la gente, tra gli animali. Mario è cresciuto con un coniglio nano, un cavallo, un cane, gatti. Ho avuto una vita ricca di avventure e disavventure e lui è sempre stato lì, vicino a me. Invece che chiuderci nelle sfortune siamo diventati entrambi più sociali, ci siamo aperti. La gente ci ha voluto bene, ci invitavano ovunque per portare allegria. E quando capitava a me d’essere triste era lui a spronarmi: può sembrare assurdo ma era lui in quelle situazioni a portarmi in giro, a trascinarmi tra la gente, a passeggiare. Diceva: ‘Che fai? Fuori!’. Era lui a indicare dove andare, che fosse al bar, in centro, al mercato o al super. Non solo: lui era un pappagallo che mangiava seduto al tavolo del ristorante".

"Era diventato un’attrazione per la città - prosegue Daniela -, oltre a essere la mascotte dei bimbi quando andavamo al parco o ci trovavamo all’uscita della scuola. C’è stato persino un periodo in cui facevamo visita agli ospiti della Rsa regalando allegria anche a loro. Ecco, Mario incarnava quell’idea che nonostante tutti i problemi che ognuno di noi ha, gravi o non gravi, tra la gente occorre sorridere, mai piangersi addosso o lamentarsi. Un’idea che appartiene anche a me. Credo sia giusto raccontare di lui e dare notizia che non c’è più, un modo per voce mia di salutare tutte le persone che lo hanno conosciuto. Oggi che guardo le foto che lo ritraevano tra le persone mi commuovo sì, ma di felicità. Questa tristezza in più con lui che se n’è andato non ci voleva, ma so già che mi accompagnerò a un altro pappagallo. E a lui darò gli stessi insegnamenti dati a Mario".

l.m.