
Tommaso Strambi
Pisa, 26 marzo 2017 - La sindrome è grave. E non perché c’è una recrudescenza di malattie che si pensava di aver debellato con il ricorso ai vaccini. Ma il braccio di ferro che sta andando in scena all’interno del Pd toscano, proprio sul tema delle vaccinazioni, evidenzia come il tafazzismo sia ben radicato in quel partito. I fatti sono noti. L’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi, vuole imporre, per via legislativa, l’obbligo di rispettare il calendario vaccinale per poter iscrivere i bambini all’asilo e alle scuole materne. Mentre il presidente della commissione sanità del consiglio regionale, il piddino Stefano Scaramelli, ha previsto audizioni di soggetti impegnati in campagne antivaccinazioni. Inviti che, però, non sono piaciuti al responsabile nazionale sanità del Pd, Federico Gelli, per il quale «se è giusto ascoltare le diverse posizioni, comprese quelle contrarie all’obbligo, è invece sbagliato dare la stessa dignità istituzionale a scienziati e persone che, invece, non sanno niente di scienza ma al massimo consultano il dottor Google». Parola di dirigente medico, oltre che di parlamentare. Benzina sul fuoco in un partito in cui le tensioni congressuali sono già elevate e un semplice sopracciglio alzato può scatenare un fuoco incrociato di polemiche. Così, da par suo, il vice segretario regionale, Antonio Mazzeo, mette tutti in guardia: «la legge si farà, sarà certamente approvata. E il gruppo Pd, una volta che ne avremo discusso tutti assieme, avrà una linea comune e tutti seguiranno quella». Proprio come ai tempi del centralismo democratico che però il giovane colonnello renziano non ha fatto in tempo a conoscere.
Sta di fatto che, al di fuori delle schermaglie partitiche, il tema del ritorno di certe patologie preoccupa e non poco le famiglie e non solo. E la dimostrazione arriva dall’«assalto» ai centri vaccinazioni delle Asl non appena si diffonde la notizia di una nuova contaminazione. E qui, però, si apre un altro fronte, da non sottovalutare. Quello della scarsa propensione dei medici a vaccinarsi loro stessi. Non per nulla da domani, e per due giorni, la nostra città ospiterà il convegno promosso dalla Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie. Già perché, dati alla mano, gli operatori sanitari pare proprio che nutrano una forte idiosincrasia a sottoporsi alle campagne vaccinatorie. A rilevarlo, nell’intervista qui accanto, è il professor Pierluigi Lopalco che spiega come su 40 casi di infezioni da morbillo registrate nella provincia di Pisa dall’inizio dell’anno ben 28 casi riguardino operatori sanitari o loro familiari. Insomma c’è, davvero, bisogno di un cambio di passo culturale. Sottovalutare i rischi delle infezioni, infatti, può favorire il diffondersi del contagio annullando i progressi che la scienza compie ogni giorno. E che a vanificarli sia proprio la disinvoltura di chi dovrebbe garantire sempre la nostra salute lascia alquanto perplessi. Per non dire basiti. Ma sulla salute, specialmente dei più piccoli (come degli anziani, del resto) non si può giocare. Quindi come recita il titolo del convegno: ‘medice, cura te ipsum’. Se, poi, si trova anche un vaccino contro il tafazzismo non è certo un peccato.
Buona domenica.