"Volontari aggrediti. Sono sempre di meno"

Pubblica assistenza di Pisa, Alessandro Betti rieletto all’unanimità presidente .

di Antonia Casini

E’ stato rieletto all’unanimità dopo quattro anni tosti. Alessandro Betti rinnovato alla guida della Pubblica assistenza di Pisa. Con lui, il nuovo Consiglio direttivo: Giancarlo Lunardi (vice), Alessandro Benini, Annarosa Gini, Franco Castellani, Leonardo Ulivieri, Federico Grassini

Matteo Perozzo, Marco Fabbri coordinatore Migliarino, Palmira Morini coordinatrice Arena Metato Madonna dell’Acqua, Roberta Coli coordinatrice Pontasserchio Valdiserchio, Rossella Parisi coordinatrice Gello San Giuliano, Marcello Fasano coordinatore Asciano Agnano, Maurizio Roselli coordinatore Lungarno, Giovanni Macelloni coordinatore Riglione Putignano Ansa dell’Arno.

Presidente, un bilancio?

"Speriamo che non si ripetano i problemi del primo mandato: il Covid e la guerra con tutti gli aumenti che ne conseguono, paghiamo oltre 100mila euro in più l’anno per il settore energia".

Preoccupazioni?

"Non sappiamo ancora come funzioneranno le case di comunità, nelle nostre sedi - sei sul territorio - ci sono i nostri medici di famiglia: resteranno? Che cosa succederà? Difficile capire anche con la riforma del terzo settore i cambiamenti".

Poi resta l’annosa questione dell’auto medica.

"Che sarebbe dovuta essere attivata dal primo aprile. Poi la data è slittata e non sappiamo ancora i tempi. Avevamo fatto anche la selezione per gli autisti. Un’incognita resta il servizio sul litorale. L’ambulanza per l’estate e la sede per i volontari?".

Sul rapporto con il territorio?

"Vorremmo riuscire a stringere di più con le comunità perché percepiamo il disagio, soprattutto nei giovani: autolesionismo e bullismo. Dobbiamo coinvolgere altre strutture collettive, come i circoli, le polisportive, questo aiuta il radicamento".

La situazione volontari?

"Se ne trovano sempre meno, nonostante i corsi che organizziamo. Abbiamo 8500 soci, è da poco ripartito il tesseramento".

Qualcuno ne ha approfittato.

"Per fortuna in entrambi i casi le vittime si sono accorte della truffa e hanno dato l’allarme. Nelle case vanno i nostri volontari di sezione che sono conosciuti. E poi la garanzia è che portiamo le tessere, non prendiamo solo i soldi".

Un obiettivo raggiunto nel primo quadriennio?

"Siamo riusciti tutti insieme a superare due grosse complicazioni: la pandemia e il conflitto in Ucraina con l’aumento dei costi. Nonostante questo, abbiamo portato avanti le attività e inaugurato tre mezzi nuovi".

E le persone come sono cambiate?

"C’è una regressione nella barbarie: a volte i volontari che tengono aperte le sedi con sacrificio vengono offesi e aggrediti".