REDAZIONE PISA

Video di lei al fidanzato, 50enne nei guai Accusato di revenge porn aggravato

Il caso davanti al giudice per l’udienza preliminare, lui chiede di patteggiare

Video di lei al fidanzato, 50enne nei guai Accusato di revenge porn aggravato

L’uomo, un 50enne della provincia di Pisa, è accusato di Revenge porn (letteralmente "vendetta porno", il 612 ter, reato previsto dal "codice rosso", legge del luglio 2019, con cui sono stati introdotti reati nuovi) avrebbe inviato più video di lei ritratta in pose intime al fidanzato della giovane. Un fatto molto recente, risale al 2022. Lui, difeso dall’avvocato Salvatore Ciuni, è il datore di lavoro di lei, 20enne: hanno una breve relazione - la ricostruzione fatta in aula - che poi finisce. A quel punto sarebbero partiti i video, che - l’accusa - sarebbero stati fatti, tra l’altro, all’insaputa della parte offesa, seguita dall’avvocato Maria Concetta Gugliotta. Ieri mattina, il caso è stato discusso davanti alla giudice per le udienze preliminari Eugenia Mirani. I due, da quanto appurato, pare che avessero una relazione per questo il pubblico ministero Giancarlo Dominijanni - si apprende - ha chiesto la modfica del capo di imputazione in revenge porn aggravato. Ritenuta non congrua, inoltre, la proposta di patteggiamento.

Sarà valutata una nuova ipotesi di patteggiamento a fine settembre.

I fatti risalgono a pochi mesi fa. Il fidanzato della 20enne, una volta ricevuti i video li ha mostrati a lei che a quel punto ha presentato querela. Da qui le indagini e le accuse.

Quello della diffusione di materiale con contenuti espliciti è un fenomeno nuovo nato con le nuove tecnologie. In molti altri paesi si è deciso di tenere una linea dura e adottare norme ad hoc per perseguire il revenge porn, come, ad esempio, in Germania, Israele e Regno Unito, e in molti degli Stati degli Usa.

Il delitto di diffusione illecita di immagini o video "sessualmente espliciti" e senza il consenso delle persone interessate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro: la pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le foto o i video, li diffonde a sua volta per provocare un danno agli interessati.

Antonia Casini