Tommaso Strambi
Cronaca

Alcol, droga e tanfo di urina. Benvenuti in piazza Vettovaglie

Viaggio tra spacciatori e perdigiorno nel cuore del centro storico

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Pisa, 24 luglio 2015 - Il tanfo di urina ti entra subito nelle narici. Come un pugno in pieno volto. Ti stordisce. In un misto di nausea e conato di vomito. E come se non bastasse il caldo torrido di questi giorni non aiuta. Anzi, peggiora le cose. L’odore è ancora più persistente.

La commessa del panificio getta sulle lastre di pietraserena due flaconi di varechina e con lo spazzolone va di olio di gomito. Una lotta impari. Come quella che si combatte da anni per restituire Piazza delle Vettovaglie ai suoi abitanti. Più la ragazza struscia per terra e più il puzzo rancido si diffonde intorno. Lo stesso accade per la piazza. L’Amministrazione comunale ha fatto i suoi interventi di riqualificazione. Eppure spacciatori e perdigiorno continuano a pullulare indisturbati. A tutte le ore. Del giorno e della notte. Purtroppo gli storici norcini di una volta hanno abbassato per sempre le loro saracinesche e così ha fatto anche il vecchio alimentari. E’ scomparsa pure la pescheria specializzata in baccalà e stoccafisso. Al loro posto anonimi market e kebab. Difficile pensare che gli anziani continuno a venire qui per recarsi al banco della frutta e della verdura. Un tempo era un vociare tra un banco e l’altro. «Le primizie le trovate solo da me, venite donne. Venite!!». Urlvano. Ora i pochi ambulanti rimasti al più sfogliano l’ipad. In attesa che arrivi qualche affezionato cliente oppure che si fermi qualche turista. Incuriosito e affascinato. Ma è merce rara. Ché qui sono altri i generi che tirano. Non bisogna essere degli arguti nonnini avvezzi a star seduti seduti al Bar Lume per capirlo. Basta tenere gli occhi aperti.

Appoggiati ad una colonna del portico due giovani parlottano tra loro. Dopo poco, uno dei due estrae il telefonino dalla tasca e pronuncia poche parole in un misto di arabo e francesce. Pochi secondi e chiude la conversazione. Una pacca sulla spalla al giovane che ha davanti e si salutano. Quest’ultimo si allontana. Ma non fa molta strada. Gira in vicolo delle Donzelle e subito lo avvicina un altro giovane in bicicletta. Le mani si sfiorano appena. Neanche il tempo di un battito di ciglia e una bustina di stagnola viene scambiata per poche banconote di euro. E’ il mercato parallelo. E anche quello più redditizio. Tutto senza scontrini e senza iva. Un mercato che non chiude mai. Né per ferie, né per riposo. Scene che si ripetono ad ogni ora. In continuazione. Mentre nei tavolini si continuano a consumare birre. Come fossero bicchieri di acqua fresca. Difficile vedere una famiglia che si ferma per un aperitivo. Capita, qualche volta, durante il giorno. Mai il pomeriggio o la sera. Anche se è proprio all’imbrunire che la piazza e i vicoli d’intorno pullulano di persone. Si siedono ai tavolini dei locali oppure direttamente in terra. Ed è un rullare continuo di cartine, tabacco (poco) e tantissima marijuana. Gli altoparlanti dei locali sparano musica a palla e quando non ci sono si ricorre alle percussioni. Con i bonghi se va bene o con qualsiasi altro strumento artigianale. La chiamano movida. In realtà più che un’animazione spagnola è una babele infarcita di alcol e droghe. Senza freni inibitori. Così, se scappa, non ci si scompone più di tanto. Si abbassa la ‘patta’ e si fa sul posto senza tanti complimenti. Nel primo angolino disponibile, come un qualsiasi altro animale. Ché le differenze si sono completamente annullate. Ma questa è solo la faccia più evidente. Lurida e puzzolente. Quella che cela il vero volto sotterraneo di questo angolo di centro. Quella ‘terra di mezzo’ pisana in cui prolificano i piccoli e grandi pusher. In una guerra continua per il controllo del territorio. Una guerra di spazi. Di archi e di colonne da cui gestire il proprio traffico. Di partite di hashish, eroina e cocaina che invadono il mercato cittadino. Perché là dove un tempo si vendevano pomodori e insalata, ora si offrono droghe. Ecstasy e pasticche comprese. E se qualcosa non va per il verso giusto. Allora si tirano fuori i coltelli. Proprio com’è accaduto l’altra notte. E come tante altre volte in passato. Ma il tanfo comincia ad essere insopportabile. E più che la varechina o i lampeggianti delle forze dell’ordine serve un’azione di rilancio. Un’azione politica che restituisca legalità e dignità ad uno degli angoli più belli della città.

(1° - Continua)